Full-length, Volcano Records & Promotion
(2024)
Questa band nasce nel 2016 e vede componenti provenienti dall'Agro pontino, Napoli e Roma. Una line-up nella quale non tutti sono alla loro prima esperienza discografica (abbiamo visto il bassista Silvio Assaiante in band come Daemonia & Claudio Simonetti e il batterista David Folchitto nei famosissimi Fleshgod Apocalypse). La prima particolarità, se vogliamo chiamarla così nel 2025, è la presenza della voce femminile, che si alterna a quella maschile, anche se quella femminile è decisamente più presente e anche di gran lunga migliore di quella maschile. L'uno vero motivo che potrebbe giustificare l'esistenza della voce del chitarrista Gabriele Vellucci è che offre delle dinamiche più estreme rispetto a quelle della brava Viviana Schirone, quindi abbiamo un mix di elementi funzionali alla proposta della band stessa.
Venendo alla musica, ascoltando già solo le prime due tracce del disco, ovvero "Lies" e "Guilt Dejection", ho notato la preponderanza di certo groove metal alla Lamb Of God, ma anche una vena progressive che rimanda a band come i Nevermore o i Symphony X. In buona sostanza questo è il leit motiv di tutto il disco, ovvero offrire bordate di metal roccioso e moderno ma cercare di mantenere sempre una certa classe, anche garantita dall'ottima e raffinata prova vocale di Viviana. Musicalmente la band sa essere originale pur non offrendo nulla di realmente nuovo, ma le tastiere che di tanto in tanto si inseriscono in tessuti sonori piuttosto estremi sono decisamente particolari, oltre al fatto che il disco suona molto "dark", con atmosfere per nulla solari e rassicuranti.
Viene da pensare che una band come questa, fosse arrivata dall'Europa del nord, per esempio e oltretutto con la presenza di una cantante donna, forse avrebbe avuto più chance di entrare nel metal che conta, perchè andando avanti con la tracklist non si notano cali di qualità, ma anzi, forse l'asticella si alza ancora più in alto, con ottimi episodi come "Cruel Instinct" e "Haunted by Death", che fanno vedere il lato più progressivamente duro della band, mostrando buone doti tecniche da parte di tutti. Comunque si è già detto molto riguardo questo "Identity Collapse" in questa recensione, ma è bene rimarcare che è un disco estremo quanto basta, ma che vede una band già matura e che merita massima attenzione.
Ci sono anche accenni al metal degli anni Duemila (e forse anche qualche accenno all'alternative metal degli anni Novanta), come è dimostrato ad esempio nelle lineare e diretta "Burst In Me", che vede la band alle prese con riff quasi "korniani" e un approccio diretto quasi alla Pantera. Un ottimo lavoro, che saprà accontentare vari ascoltatori, ma sicuramente raccoglierà maggiori consensi presso coloro che non vogliono dischi grezzi e magari relegati agli anni Ottanta. Disco davvero interessante, quindi consigliato.
Recensore: Marco M.
Commenti
Posta un commento