Oggi ospitiamo sulle nostre pagine virtuali i Madvice, band melodic death metal toscana che ha già realizzato due full-length decisamente validi e il cui ultimo "Under the Burning Sky" ha fatto fare un balzo in avanti in termini di pareri positivi e popolarità a questa band. Risponde alle nostra domande Maddalena Bellini, chitarrista della band.
1 - Ciao e benvenuti! Cominciamo parlando in generale di "Under the Burning Sky"!
Ciao a te, e grazie! “Under the Burning Sky” è il nostro secondo album, sicuramente un passo avanti rispetto al debut “Everything Comes to an End”. Siamo più amalgamati e “centrati”, I pezzi sono stati composti con più consapevolezza e anche conoscenza di noi stessi. Il percorso non è ancora finito, lo scopo è quello di raggiungere un sound personale e riconoscibile, dove l’ascoltatore individua subito che gruppo è prima ancora di leggerne il nome. Col terzo disco, in fase di ultimazione, speriamo di fare un ulteriore passo verso quella meta.
2 - Quali sono le vostre influenze musicali presenti e passate?
Quando metti tante teste insieme è ovvio che aumentano gli ingredienti della tua ricetta. La maggior parte di noi è cresciuta a pane e Metallica, e credo che questo si senta molto nei pezzi. Il nostro cantante Asator è un grande appassionato di black metal, e anche questo credo che sia ben evidente nel suo screaming. Il batterista Marco, invece, è il più giovane di noi ed è più vicino alle sonorità moderne.
3 - Che tematiche affrontano i testi di questo album?
Di questi se ne occupa Asator, e di conseguenza le tematiche sono una sua esclusiva trasposizione dei propri sentimenti e stati d’animo, quasi sempre negativi. Si va dal suo mancato amore per Dio o per l’umanità tutta. “Under the Burning Sky” è particolarmente incentrato sul fallimento della razza umana e sulla ribellione di Lucifero. Non è un vero e proprio concept, ma di base c’è un filo conduttore che lega tutti i pezzi.
4 - Da quanto esiste la vostra band e cosa ricordate dei vostri esordi?
Le prime bozze di alcuni pezzi finite su “Everything Comes to an End” risalgono al 2015, quando Raffaele (bassista) ed io abbiamo cominciato a voler fare della musica un po’ più immediata e d’impatto rispetto alla nostra band precedente (Nameless Crime), ma è nel 2016 che abbiamo cominciato a concretizzare il tutto, quando abbiamo conosciuto Asator. Trovare un batterista che facesse al caso nostro, umanamente e tecnicamente, è stato invece molto più difficile, e solo verso la fine dell’anno successivo abbiamo iniziato a suonare con Marco.
5 - Come pensate che si evolverà il vostro sound in futuro?
I Madvice sono per metà napoletani, ci piace molto che questa cosa si senta nei pezzi, e vorremmo spingere ancora di più, in tal senso, nel songwriting. Ci siamo anche divertiti ad inserire delle piccole citazioni in entrambi i dischi. Nel brano “Hopeless” c’è una frase di basso liberamente presa da un pezzo di Pino Daniele, su UTBS, invece, c’è uno strumentale dedicato a Luciano De Crescenzo (“Quelli Uguali non Contano”). Asator si diverte a definirci Mediterronian Death Metal!
6 - Se doveste convincere un nuovo ascoltatore a scegliere la vostra musica e a scoprirla, come cerchereste di convincerlo?
I Madvice portano tanta fortuna! Ascoltare la nostra musica aumenta del 99% la possibilità di vincere al superenalotto! Io proverei così.
7 - A livello di live state pianificando qualcosa di importante?
Il 2025, anche grazie alla collaborazione con RockOn Agency, si preannuncia carico di sorprese e concerti, ma al momento non possiamo dire di più.
8 - Il sogno più grande per voi qual è?
Avere la possibilità di dedicarsi completamente alla musica!
9 - A voi le ultime parole. Un saluto!
Ringraziamo te per lo spazio dedicatoci e tutti i lettori, invitandoli a rimanere sempre connessi e curiosi di ascoltare roba nuova.
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