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AMON AMARTH - "Jomsviking"

AMON AMARTH - "Jomsviking"
(Full-lenght, Metal Blade, Marzo 2016)

Voto: 7,5/10

Genere: Viking Metal

Line-up: Johan Hegg (voce), Olavi Mikkonen (chitarra), Johan Söderberg (chitarra), Ted Lundström (basso), Tobias Gustafsson (batteria)


E' arrivato per tutti, pressappoco con il passare degli anni, il cambio di stile. Potrei citare decine e decine di bands provenienti dalle fredde lande nordiche e dedite al viking degli albori che nel corso degli anni hanno mutato animo ed inserito elementi nuovi all'interno della proposta musicale molto spesso arrivando persino a snaturare (in meglio o in peggio) il proprio sound primigenio.
Gli Amon Amarth alfieri da ormai un ventennio del classico sound "vichingo" e con già nove full alle spalle, sembrano non essersi esentati da certe considerazioni.
Di sicuro il passo della band di svedese è stato sicuramente più arduo di buona parte della concorrenza: lo status di band capofila del genere, il successo mediatico ed i tantissimi fans provenienti praticamente da tutto  il globo di per sè non potevano che prestare il fianco ad una mutazione tendente a sconfinare in qualcosa più distante dal death metal e più vicino ad una certa epicità di fondo da sempre caratteristica peculiare del sound di Hegg e soci.

In sintesi il suono si è notevolmente ammorbidito, e dopo il trittico delle meraviglie "Versus the World"-"With Oden on Our Side"-"Twilight of the Thunder Gods" pubblicati tra 2002 e 2008, le sorti degli Amon Amarth erano scadute con lavori troppo manieristici, incapaci di tirare fuori a lucido tutte le potenzialità di una band onestamente irripetibile.

Ma dopo due album di "rodaggio" possiamo tranquillamene annunciare che con "Jomsviking" la band di Stoccolma torna su livelli qualitativi elevati, che non saranno probabilmente quelli degli esordi ma che risollevano decisamente le sorti di una band che rischiava seriamente di ristagnare all'interno di un sound che sembrava ormai aria fritta.

"Jomsviking" presenta la prima peculiarità nella composizione di un vero e proprio concept album, il primo nella storia della band basato sulla narrazione di una storia d'amore tra un guerriero vichingo e la sua amata; un'amore contrastato da una congrega di "mercenari" (i "Jomsviking" per l'appunto).
Per quanto piuttosto insolito tanto nella struttura quanto, soprattutto, nella storia narrata, lo stratagemma del concept funziona ed i pezzi che ad un primo ascolto non lasciano probabilmente tanto colpiti, alla lunga tendono ad entrare nella testa dell'ascoltatore soprattutto seguendo il filo logico che li lega ed il continuo variare delle atmosfere in base alla narrazione.

Così se l'opener "First Kill" scelta dalla band come singolo apripista, non discosta particolarmente le coordinate dal sound classico degli Amon Amarth, i 52 minuti di durata complessiva del lavoro si trascinano tra una serie di cavalcate epiche affilate e concise e pezzi decisamente più intimistici come nella melodica "At Dawn's First Light" con una intro recitata dallo stesso Hegg o come nel duetto tra il potente vocalist svedese e la guest-vocalist Doro icona storica dell'heavy metal ottantiano chiamata a duettare in "A Dream That Cannot Be" degno antipasto alla conclusiva cavalcata di "Back on Northern Shores".
Ma più in generale, malgrado l'album scivoli via tra imporanti cambi di ritmo e atmosfere, sono sicuramente sempre i pezzi più tirati e epicheggianti a farla da padrone, vere staffilate di viking metal rilette nell'occasione in una chiave particolarissima in cui è l'epic metal e più in generale un sound più classico a farla da padrone.

Sfido chiunque a non ripetere a squarciagola la linea melodica di "The Wanderer" l'incedere pomposo di "One Against All" ma soprattutto il ritornello sguaiato, per certi versi ingenuo, ma di incredibile ed assoluta presa di "Raise Your Horns" destinato a diventare un must dal vivo in cui gli Amon Amarth potranno indubbiamente duettare con il pubblico.

Avrete capito insomma come "Jomsviking" si presenti al pubblico come un album di facile assimilazione ma di sicura presa. Un deciso passo in avanti rispetto agli scialbi predecessori ed una garanzia di qualità che solo un gruppo come gli Amon Amarth possono rappresentare. In attesa di tornare a sentirli dal vivo quanto prima, l'album in questione rimarrà sicuramene qualche giorno incastonato e inamovibile nella playlist personale del sottoscritto.

Track-list:

01. First Kill
02. Wanderer
03. On a Sea of Blood
04. One Against All
05. Raise Your Horns
06. The Way of Vikings
07. At Dawn's First Light
08. One Thousand Burning Arrows
09. Vengeance is my Name
10. A Dream That Cannot Be
11. Back on Northern Shores



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