ERA VULGARIS - "What Stirs Within"
(Full-lenght, Open Your Ears, Febbraio 2007)
Voto: 5/10
Genere: Progressive Thrash
Line-up: Dave Buttner (basso), Chris Rob (voce, chitarra), Chris Con (batteria), Jim Kent (chitarra)
Bastano soluzioni ritmiche intricate, brani lunghi, inserti di voci filtrate uniti a soluzioni "estreme" per definire "post-thrash" una proposta? A mio avviso no, e così sulla stessa lunghezza d’onda credo (spero) ragionino la stragrande maggioranza degli utenti metallari medi…
Prologo più che giustificato per introdurre la recensione di questo "What Stirs Within" full-lenght d’esordio per gli irlandesi Era Vulgaris alle prese con una sorta di power/thrash/prog sconclusionato e senza troppe pretese, o meglio, dalle tante pretese ma dagli scarsi risultati. Tanto fumo e niente arrosto insomma per il debutto del combo irlandese definito per l’appunto da molti come post-thrash, ma de chè??
"What Stirs Within" ci presenta 55 minuti di musica pretenziosa, dove i nostri cercano di darsi una propria immagine avanguardistica nascondendosi dietro mille orpelli ed artifizi strumentali che non fanno altro che gonfiare le proprie composizioni sino a renderle raffinate ad un primo ascolto sommario, insopportabili e oltremodo tronfie per chi cerca di impegnarsi a cercare un senso dietro i solchi di questo lavoro. Prog-thrash sarebbe la definizione più azzeccata dunque per descrivere la proposta degli Era Vulgaris, che giocano il tutto su riffing abrasivi e lo screaming di Rob cui fanno da contraltare passaggi melodici ed un pesante lavoro di basso che spesso tende a suddividere in una serie di "movimenti" il singolo brano. Brani che sono tutti creati sulla stessa struttura, iniziano con un riff e proseguono con passaggi più o meno scontati che cambiano totalmente l’atmosfera della composizione che si chiude con la ricomparsa del riff precedente.
Insomma spero abbiate capito di fronte a che tipo di lavoro ci troviamo, album che potrà certo piacere agli amanti di certe sonorità pseudo-aggressive a cavallo tra thrash e power con soluzioni più intricate, ma che al tempo stesso non potrà interessare nè agli amanti di un certo modo di suonare metal duro, nè tantomeno agli amanti dell’avantgarde, concetto purtroppo oggi troppo inflazionato e che troppo spesso attira una buona fetta di pubblico convinta di stare ad ascoltare il disco dell’anno.
Nulla di tutto questo insomma in un lavoro dalla produzione cristallina, ed in cui i nostri non si risparmiano con i propri strumenti andando a comporre una serie di partiture che per quanto perfettine a livello tecnico mancano completamente di quel feeling indispensabile per dare un certo gusto ai brani. Brani tralaltro che risultano troppo lunghi, ed al tempo stesso mancano troppo di quelle idee che dovrebbero caratterizzarli vista la durata, e non è un caso se i brani migliori del lotto sono "Just Ask Yourself" e la successiva "Mark it Zero" unici che scendono sotto i 6 minuti di durata all’interno di una proposta chiusa dagli 11 minuti della conclusiva "Imram".
Insomma, un lavoro da evitare per tutti quelli che dalla musica vogliono feeling prima ancora che l’ ostentazione di qualità strumentistiche fini a sè stesse.
Track-list:
01. Brittle
02. Just Ask Yourself
03. Mark it Zero
04. Limb from Limb
05. I Must Have Your Brain
06. Fate Draws a Curtain
07. Harmonic Discontent
08. Imram
(Full-lenght, Open Your Ears, Febbraio 2007)
Voto: 5/10
Genere: Progressive Thrash
Line-up: Dave Buttner (basso), Chris Rob (voce, chitarra), Chris Con (batteria), Jim Kent (chitarra)
Bastano soluzioni ritmiche intricate, brani lunghi, inserti di voci filtrate uniti a soluzioni "estreme" per definire "post-thrash" una proposta? A mio avviso no, e così sulla stessa lunghezza d’onda credo (spero) ragionino la stragrande maggioranza degli utenti metallari medi…
Prologo più che giustificato per introdurre la recensione di questo "What Stirs Within" full-lenght d’esordio per gli irlandesi Era Vulgaris alle prese con una sorta di power/thrash/prog sconclusionato e senza troppe pretese, o meglio, dalle tante pretese ma dagli scarsi risultati. Tanto fumo e niente arrosto insomma per il debutto del combo irlandese definito per l’appunto da molti come post-thrash, ma de chè??
"What Stirs Within" ci presenta 55 minuti di musica pretenziosa, dove i nostri cercano di darsi una propria immagine avanguardistica nascondendosi dietro mille orpelli ed artifizi strumentali che non fanno altro che gonfiare le proprie composizioni sino a renderle raffinate ad un primo ascolto sommario, insopportabili e oltremodo tronfie per chi cerca di impegnarsi a cercare un senso dietro i solchi di questo lavoro. Prog-thrash sarebbe la definizione più azzeccata dunque per descrivere la proposta degli Era Vulgaris, che giocano il tutto su riffing abrasivi e lo screaming di Rob cui fanno da contraltare passaggi melodici ed un pesante lavoro di basso che spesso tende a suddividere in una serie di "movimenti" il singolo brano. Brani che sono tutti creati sulla stessa struttura, iniziano con un riff e proseguono con passaggi più o meno scontati che cambiano totalmente l’atmosfera della composizione che si chiude con la ricomparsa del riff precedente.
Insomma spero abbiate capito di fronte a che tipo di lavoro ci troviamo, album che potrà certo piacere agli amanti di certe sonorità pseudo-aggressive a cavallo tra thrash e power con soluzioni più intricate, ma che al tempo stesso non potrà interessare nè agli amanti di un certo modo di suonare metal duro, nè tantomeno agli amanti dell’avantgarde, concetto purtroppo oggi troppo inflazionato e che troppo spesso attira una buona fetta di pubblico convinta di stare ad ascoltare il disco dell’anno.
Nulla di tutto questo insomma in un lavoro dalla produzione cristallina, ed in cui i nostri non si risparmiano con i propri strumenti andando a comporre una serie di partiture che per quanto perfettine a livello tecnico mancano completamente di quel feeling indispensabile per dare un certo gusto ai brani. Brani tralaltro che risultano troppo lunghi, ed al tempo stesso mancano troppo di quelle idee che dovrebbero caratterizzarli vista la durata, e non è un caso se i brani migliori del lotto sono "Just Ask Yourself" e la successiva "Mark it Zero" unici che scendono sotto i 6 minuti di durata all’interno di una proposta chiusa dagli 11 minuti della conclusiva "Imram".
Insomma, un lavoro da evitare per tutti quelli che dalla musica vogliono feeling prima ancora che l’ ostentazione di qualità strumentistiche fini a sè stesse.
Track-list:
01. Brittle
02. Just Ask Yourself
03. Mark it Zero
04. Limb from Limb
05. I Must Have Your Brain
06. Fate Draws a Curtain
07. Harmonic Discontent
08. Imram
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