ZAKK WYLDE - "Book of Shadows II"
(Full-lenght, Spinefarm Records, Aprile 2016)
Voto: 6,5/10
Genere: Southern Rock
Line-up: Zakk Wylde (chitarra, voce), James LoMenzo (basso), Joe Vitale (batteria), John DeServio (basso), Jeff Fabb (batteria)
Come già avvenuto nel primo capitolo "Book of Shadows" (del lontano 1995), il buon Zakk per l'occasione da sfogo alla propria creatività tributando le sue maggiori influenze musicali lontante (ma neanche troppo) dallo stile di granitico heavy metal cui da sempre ci ha abituato. A tal proposito aveva parlato di abbandono delle sonorità tipiche "solo in parte", perchè "Book of Shadows II" è un tributo a tutto tondo al southern rock più classico, attraverso una serie di pezzi che ci riportano tanto nel sound più incontaminato dei Lynyrd Skynyrd quanto in un certo afflato cantautoristico tipicamente americano, Bruce Springsteen (con le dovute proporzioni sia chiaro) su tutti.
Viene così difficile valutare con la giusta oggettività un'opera forse troppo intimistica per essere giudicata, uno sfogo artistico personale di un chitarrista il cui immaginario ha sempre riportato ad un concetto musicale "puro" ma allo stesso tempo avanguardistico, tanto nell'approccio allo strumento quanto nell'innata capacità di showman che fanno delle sue esibizioni dal vivo tra le più infuocate e coinvolgenti dello showbiz attuale.
(Full-lenght, Spinefarm Records, Aprile 2016)
Voto: 6,5/10
Genere: Southern Rock
Line-up: Zakk Wylde (chitarra, voce), James LoMenzo (basso), Joe Vitale (batteria), John DeServio (basso), Jeff Fabb (batteria)
Ventuno anni dopo arriva il secondo capitolo della discografica solista di Zakk Wylde storico mastermind dei Black Label Society nonchè per anni fido chitarrista di sua maestà Ozzy Osbourne nonchè una delle icone più granitiche e rappresentative della scena metal odierna con veri e propri capolavori indissolubili alle spalle ed un stile chitarristico tutto suo.
Il risultato è un album formato da pezzi godibili ma alla lunga probabilmente troppo prolisso e ripetitivo che si forgia di alcune perle del genere, composte, arrangiate e suonate in maniera pressochè perfetta ma forse qualche "riempitivo" di troppo.
Viene così difficile valutare con la giusta oggettività un'opera forse troppo intimistica per essere giudicata, uno sfogo artistico personale di un chitarrista il cui immaginario ha sempre riportato ad un concetto musicale "puro" ma allo stesso tempo avanguardistico, tanto nell'approccio allo strumento quanto nell'innata capacità di showman che fanno delle sue esibizioni dal vivo tra le più infuocate e coinvolgenti dello showbiz attuale.
Nessuno spazio dunque ai chitarroni graffianti, nessuno spazio per le improvvise esplosioni elettriche tipiche dei BLS.
Il sound generale è giocato soprattutto su chitarre acustiche, e momenti "elettrici" che invece pescano a piene mani dalle radici blues del chitarrista.
Unico comune denominatore dell'intera opera è un certo senso di meditazione, di malinconia, quella che pervade ogni singola nota qui presente e che riporta indietro il chitarrisa del New Jersey ad oltre venti anni fa, prima che l'esperienza affianco ad Ozzy ne svoltasse una carriera che da lì in poi ha preso il volo e che lo vede oggi tra i massimi protagonisti della scena nell'ambito mondiale.
"Autumn Changes" apre subito il lavoro nella maniera migliore possibile, la successiva "Tears of December" mostra quell'aura maggiormene Springsteen-iana già descritta, "Forgotten Memory" mostra invece il lato più bluesy di Wylde che spara soprattutto nel finale le cartucce migliori del lavoro sulla scorta di pezzi come "Sleeping Dogs" scelto come singolo del lavoro, nella sua estrema semplicità ed orecchiabilità, o ancora "Sorrowed Regrets" dove fanno addirittura capolino influenze più vicine ai primi Thin Lizzy specie nel riffing.
Per il resto sono i pezzi più orecchiabili a farla da padrone in episodi come "Lay Me Down" il cui refrain è subito facilmente cantabile a piena voce.
Un lavoro che si presta a diverse chiavi di lettura, che potrebbe rappresentare un album difficile da dimenticare così come piuttosto un lavoro godibile, piacevole all'ascolto ma forse troppo intimo in quanto arrivato direttamente dal cuore di un artista che per l'ennesima volta dimostra di saper lavorare a tutto tondo, e di avere un animo maledettamente sensibile dietro quell'aura da semplice rocker duro e puro. Probabilmente un minutaggio più limitato avrebbe reso il tutto qualitativamente migliore, ma dopo ventuno anni di attesa, il giusto sfogo dell'artista va giustamente tributato nella maniera in cui lo stesso reputa migliore sperando di non dover attendere ancora così tanto in futuro.
Track-list:
01. Autumn Changes
02. Tears of December
03. Lay Me Down
04. Lost Prayer
05. Darkest Hour
06. The Levee
07. Eyes of Burden
08. Forgotten Memory
09. Yesterday's Tears
10. Harbors of Pity
11. Sorrowed Regrets
12. Useless Apologies
13. Sleeping Dogs
14. The King
Commenti
Posta un commento