VENOM - "Fallen Angels"
(Full-lenght, Spinefarm Records, Novembre 2011)
Voto: 6/10
Genere: Heavy/Speed Metal
Line-up: Cronos (voce, basso), Rage (chitarra), Danté (batteria)
Nuovo capitolo per una della reunion più inutili della storia della musica mondiale. A distanza di tre anni dal precedente Hell, tornano in pista i cari vecchi Venom, una delle band più conosciute della storia dal buon metallaro che si rispetti.
Indubbio come la loro opera, iniziata agli albori degli 80’s dai tre netturbini di Newcastle è stata di seminale importanza per gli sviluppi del metal estremo tutto e di ciò sarà sempre fatto omaggio alla band. Ma che senso ha un album dei Venom nel 2011? A mio parere nulla, specie se si considera come il genere proposto sia naturalmente impossibile da "evolvere" e soprattutto considerando che viene davvero difficile pensare che Cronos e soci possano anche solo avvicinarsi a quelli che furono i tempi d’oro di Welcome to Hell e Black Metal.
Fatto questo doveroso preambolo, dico comunque che questo Fallen Angels non è assolutamente un album da buttare…certo, non che colpisca particolarmente, e non che invogli più di tanto successivamente al primo ascolto, ma se non altro gli inglesi hanno avuto il buon senso di puntare su un sound nuovamente "sporco" e rozzo dopo quel compromesso tra velocità e modernismo che mi aveva fatto mal digerire il predecessore.
Il lavoro così, forse un pò troppo lunghetto, si trascina tra episodi volutamente sguaiati e coinvolgenti e altri meno accattivanti ma che, se non altro, non hanno la pretesa di aggiungere qualcosa in più alla discografia della band.
Il solito esemplare lavoro al basso di Cronos, e le ritmiche forsennate tornano ad essere protagoniste…
Si parte con un brano sporco quale Hammerhead dalle vocals quasi "rappate" e giri di basso pesanti e corposi e si prosegue all’insegna della velocità d’esecuzione con brani come Nemesis ma soprattutto Pedal to the Metal (in cui emerge l’anima speed degli albionici) attraversando, come avrete potuto anche intuire dall’ultimo titolo citato, le classiche tematiche piuttosto "ridicole" da sempre punto debole della band. Altri esempi: brani come Hail Satanas o Punks Not Dead sono indicative nei titoli quanto nei contenuti.
Poi per carità, stiamo parlando pur sempre di un album totalmente anacronistico e per certi versi inutile, che più che meriti di suo vive di luce riflessa rispetto al precedente Hell ovvero uno dei punti più bassi mai toccati dai musicisti di Newcastle, ma di questo agli amanti di certo modo di comporre e suonare probabilmente frega poco.
Una sufficienza dunque è tutto sommato meritata, ma le riflessioni sull’effettiva opportunità di continuare ad andare avanti sono innegabili…
Track-list:
01. Hammerhead
02. Nemesis
03. Pedal to the Metal
04. Lap of the Gods
05. Damnation of Souls
06. Beggarman
07. Hail Satanas
08. Sin
09. Punk's Not Dead
10. Death be Thy Name
11. Lest We Forget
12. Valley of the Kings
13. Fallen Angels
(Full-lenght, Spinefarm Records, Novembre 2011)
Voto: 6/10
Genere: Heavy/Speed Metal
Line-up: Cronos (voce, basso), Rage (chitarra), Danté (batteria)
Nuovo capitolo per una della reunion più inutili della storia della musica mondiale. A distanza di tre anni dal precedente Hell, tornano in pista i cari vecchi Venom, una delle band più conosciute della storia dal buon metallaro che si rispetti.
Indubbio come la loro opera, iniziata agli albori degli 80’s dai tre netturbini di Newcastle è stata di seminale importanza per gli sviluppi del metal estremo tutto e di ciò sarà sempre fatto omaggio alla band. Ma che senso ha un album dei Venom nel 2011? A mio parere nulla, specie se si considera come il genere proposto sia naturalmente impossibile da "evolvere" e soprattutto considerando che viene davvero difficile pensare che Cronos e soci possano anche solo avvicinarsi a quelli che furono i tempi d’oro di Welcome to Hell e Black Metal.
Fatto questo doveroso preambolo, dico comunque che questo Fallen Angels non è assolutamente un album da buttare…certo, non che colpisca particolarmente, e non che invogli più di tanto successivamente al primo ascolto, ma se non altro gli inglesi hanno avuto il buon senso di puntare su un sound nuovamente "sporco" e rozzo dopo quel compromesso tra velocità e modernismo che mi aveva fatto mal digerire il predecessore.
Il lavoro così, forse un pò troppo lunghetto, si trascina tra episodi volutamente sguaiati e coinvolgenti e altri meno accattivanti ma che, se non altro, non hanno la pretesa di aggiungere qualcosa in più alla discografia della band.
Il solito esemplare lavoro al basso di Cronos, e le ritmiche forsennate tornano ad essere protagoniste…
Si parte con un brano sporco quale Hammerhead dalle vocals quasi "rappate" e giri di basso pesanti e corposi e si prosegue all’insegna della velocità d’esecuzione con brani come Nemesis ma soprattutto Pedal to the Metal (in cui emerge l’anima speed degli albionici) attraversando, come avrete potuto anche intuire dall’ultimo titolo citato, le classiche tematiche piuttosto "ridicole" da sempre punto debole della band. Altri esempi: brani come Hail Satanas o Punks Not Dead sono indicative nei titoli quanto nei contenuti.
Poi per carità, stiamo parlando pur sempre di un album totalmente anacronistico e per certi versi inutile, che più che meriti di suo vive di luce riflessa rispetto al precedente Hell ovvero uno dei punti più bassi mai toccati dai musicisti di Newcastle, ma di questo agli amanti di certo modo di comporre e suonare probabilmente frega poco.
Una sufficienza dunque è tutto sommato meritata, ma le riflessioni sull’effettiva opportunità di continuare ad andare avanti sono innegabili…
Track-list:
01. Hammerhead
02. Nemesis
03. Pedal to the Metal
04. Lap of the Gods
05. Damnation of Souls
06. Beggarman
07. Hail Satanas
08. Sin
09. Punk's Not Dead
10. Death be Thy Name
11. Lest We Forget
12. Valley of the Kings
13. Fallen Angels
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