TRISTANIA - "Darkest White"
(Full-lenght, Napalm Records, Maggio 2013)
Voto: 6/10
Genere: Gothic Metal
Line-up: Anders Hoyvik Hidle (chitarra, voce), Mariangela Demurtas (voce), Ole Vistnes (basso, voce), Gyri Smordal Losnegaard (chitarra), Tadal Lie (batteria), Kjetil Nordhus (voce)
Dopo tre anni di silenzio discografico giunge il settimo sigillo in studio della band di Stavanger che con Darkest White dimostra ormai di aver definitivamente imboccato il sentiero di "rottura" rispetto al passato di una band salita in cattedra per lavori di decadente gothic-doom quali Widow’s Weed e World Of Glass che, a parere del sottoscritto, rappresentano i migliori capitoli di una band che con le successive uscite tra stravolgimenti di line-up e cambi di stile si sono ormai definitivamente allontanati dalle coordinate stilistiche impresse alla proposta degli esordi.
E così come gli stessi Ashes (2005) ed Illumination (2007) rappresentavano un’altra svolta stilistica, fiacca (secondo il sottoscritto) o notevolmente apprezzata (come molti, a dire il vero la maggioranza dei fans), nel 2010 arrivò quel Rubicon a mescolare definitivamente le carte in tavola ma soprattutto a dare il benservito a Vibeke Stene e Osten Bergoy ovvero le vere "anime" della band.
La scelta di sostituire i due membri uscenti rispettivamente con l’italianissima Mariangela Demurtas e l’ex Green Carnation Kjetil Nordhus avevano lasciato un attimino interdetti, ma ascoltando le note di quel lavoro si capiva benissimo come la scelta dei Tristania non fosse stata frutto del caso, ma un vero e proprio cambio di stile piuttosto inaspettato.
I risultati? Bisogna tener conto del corso dei tempi e tutto sommato quel lavoro sapeva difendersi passando dal decadente classicismo del passato ad una modernità di sound comunque non scontata e nemmeno troppo ostentata a tutti i costi.
Darkest White altro non è che un proseguimento del discorso intrapreso tre anni orsono, con la line-up confermata e con un songwriting ora probabilmente più maturo che beneficia sicuramente del maggior amalgama trovato rispetto al passato.
La timbrica della vocals sarda certo non ha nulla a che vedere con il soprano della Stene ma è indubbio che meglio si adatta al nuovo sound proposto dai norvegesi che tuttavia per l’occasione sono decisamente ridotte ad un ruolo di secondo piano (ancora più che rispetto al precedente Rubicon) risultando addirittura assenti in alcuni pezzi. Una bocciatura interna? Non credo, più probabile che il nuovo corso dei Tristania voglia basarsi proprio sull’alternanza di voci maschili, riducendo al ruolo di backing vocals il cantato femminile.
Sugli scudi pertanto a livello vocale troviamo l’accoppiata Hidle-Nordhus rispettivamente growling e clean vocals, che fanno la parte del padrone rispetto ad una Demurtas come già detto visibilmente in secondo piano.
Con questa scelta viene meno anche la componente più "decadente" dei nostri che ora puntano su una sorta di gothic-alternative che, pur tenendo impresso un certo marchio di fabbrica, strizza decisamente l’occhio a sonorità più comuni ai Lacuna Coil che altro.
Logiche di mercato? Scelte meditate? Non sta a noi dirlo, di certo chi approccia alla musica dei Tristania del 2013 deve dimenticare quello ascoltato in passato e valutare la band considerandola completamente nuova, anche perchè la line-up è stata di conseguenza stravolta.
Ma non sono solo le female vocals a fare la loro progressiva scomparsa in questo Darkest White, lo stesso può infatti dirsi anche per le tastiere…non vi sono più i romantici tappeti sonori del passato, il tutto sacrificato a favore di una musica ora più aggressiva e di tendenza.
Da un punto di vista qualitativo Darkest White si barcamena tra momenti interessanti (non molti) e momenti decisamente sotto tono (a dire il vero comunque pochi), il che non vuol dire che il lavoro sia comunque discreto visto che la media generale vira verso quel sapore generale insipido che comunque non riesce ad elevarsi rispetto la media.
Gli unici spunti realmente interessanti i Tristania li regalano quando vanno a pescare in parte dal background dei vecchi lavori come nell’appassionata Lavender un pezzo in cui torna a sentirsi anche il sound delle tastiere più tipiche dei norvegesi.
Per il resto tanti pezzi che puntano più sull’appeal del "primo ascolto": l’opener Number rappresenta in tal senso una ideale hit, così come la title-track.
Menzione anche per la successiva Himmelfall che se non altro riesce a colpire per il ritornello accattivante che la rende un bel brano tra quelli più "easy-listening".
Insomma, i Tristania sono passati dall’essere una band dall’appeal malinconico e decadente a qualcosa di diametralmente opposto. Non bastano i richiami che il buon Hidle ha impresso comunque sia al nuovo corso, per quanto possano essere trovate delle analogie queste sono completamente soffocate dalla ricerca di quel sound decisamente più catchy che lascia sinceramente un pò a bocca storta.
Staremo a vedere con le prossime uscite se il percorso intrapreso dai norvegesi proseguirà sulle coordinate intraprese, di certo le vendite di questo Darkest White a parere del sottoscritto potranno pesare non poco…
Track-list:
01. Number
02. Darkest White
03. Himmelfall
04. Requiem
05. Diagnosis
06. Scarling
07. Night on Earth
08. Lavender
09. Cypher
10. Arteries
(Full-lenght, Napalm Records, Maggio 2013)
Voto: 6/10
Genere: Gothic Metal
Line-up: Anders Hoyvik Hidle (chitarra, voce), Mariangela Demurtas (voce), Ole Vistnes (basso, voce), Gyri Smordal Losnegaard (chitarra), Tadal Lie (batteria), Kjetil Nordhus (voce)
Dopo tre anni di silenzio discografico giunge il settimo sigillo in studio della band di Stavanger che con Darkest White dimostra ormai di aver definitivamente imboccato il sentiero di "rottura" rispetto al passato di una band salita in cattedra per lavori di decadente gothic-doom quali Widow’s Weed e World Of Glass che, a parere del sottoscritto, rappresentano i migliori capitoli di una band che con le successive uscite tra stravolgimenti di line-up e cambi di stile si sono ormai definitivamente allontanati dalle coordinate stilistiche impresse alla proposta degli esordi.
E così come gli stessi Ashes (2005) ed Illumination (2007) rappresentavano un’altra svolta stilistica, fiacca (secondo il sottoscritto) o notevolmente apprezzata (come molti, a dire il vero la maggioranza dei fans), nel 2010 arrivò quel Rubicon a mescolare definitivamente le carte in tavola ma soprattutto a dare il benservito a Vibeke Stene e Osten Bergoy ovvero le vere "anime" della band.
La scelta di sostituire i due membri uscenti rispettivamente con l’italianissima Mariangela Demurtas e l’ex Green Carnation Kjetil Nordhus avevano lasciato un attimino interdetti, ma ascoltando le note di quel lavoro si capiva benissimo come la scelta dei Tristania non fosse stata frutto del caso, ma un vero e proprio cambio di stile piuttosto inaspettato.
I risultati? Bisogna tener conto del corso dei tempi e tutto sommato quel lavoro sapeva difendersi passando dal decadente classicismo del passato ad una modernità di sound comunque non scontata e nemmeno troppo ostentata a tutti i costi.
Darkest White altro non è che un proseguimento del discorso intrapreso tre anni orsono, con la line-up confermata e con un songwriting ora probabilmente più maturo che beneficia sicuramente del maggior amalgama trovato rispetto al passato.
La timbrica della vocals sarda certo non ha nulla a che vedere con il soprano della Stene ma è indubbio che meglio si adatta al nuovo sound proposto dai norvegesi che tuttavia per l’occasione sono decisamente ridotte ad un ruolo di secondo piano (ancora più che rispetto al precedente Rubicon) risultando addirittura assenti in alcuni pezzi. Una bocciatura interna? Non credo, più probabile che il nuovo corso dei Tristania voglia basarsi proprio sull’alternanza di voci maschili, riducendo al ruolo di backing vocals il cantato femminile.
Sugli scudi pertanto a livello vocale troviamo l’accoppiata Hidle-Nordhus rispettivamente growling e clean vocals, che fanno la parte del padrone rispetto ad una Demurtas come già detto visibilmente in secondo piano.
Con questa scelta viene meno anche la componente più "decadente" dei nostri che ora puntano su una sorta di gothic-alternative che, pur tenendo impresso un certo marchio di fabbrica, strizza decisamente l’occhio a sonorità più comuni ai Lacuna Coil che altro.
Logiche di mercato? Scelte meditate? Non sta a noi dirlo, di certo chi approccia alla musica dei Tristania del 2013 deve dimenticare quello ascoltato in passato e valutare la band considerandola completamente nuova, anche perchè la line-up è stata di conseguenza stravolta.
Ma non sono solo le female vocals a fare la loro progressiva scomparsa in questo Darkest White, lo stesso può infatti dirsi anche per le tastiere…non vi sono più i romantici tappeti sonori del passato, il tutto sacrificato a favore di una musica ora più aggressiva e di tendenza.
Da un punto di vista qualitativo Darkest White si barcamena tra momenti interessanti (non molti) e momenti decisamente sotto tono (a dire il vero comunque pochi), il che non vuol dire che il lavoro sia comunque discreto visto che la media generale vira verso quel sapore generale insipido che comunque non riesce ad elevarsi rispetto la media.
Gli unici spunti realmente interessanti i Tristania li regalano quando vanno a pescare in parte dal background dei vecchi lavori come nell’appassionata Lavender un pezzo in cui torna a sentirsi anche il sound delle tastiere più tipiche dei norvegesi.
Per il resto tanti pezzi che puntano più sull’appeal del "primo ascolto": l’opener Number rappresenta in tal senso una ideale hit, così come la title-track.
Menzione anche per la successiva Himmelfall che se non altro riesce a colpire per il ritornello accattivante che la rende un bel brano tra quelli più "easy-listening".
Insomma, i Tristania sono passati dall’essere una band dall’appeal malinconico e decadente a qualcosa di diametralmente opposto. Non bastano i richiami che il buon Hidle ha impresso comunque sia al nuovo corso, per quanto possano essere trovate delle analogie queste sono completamente soffocate dalla ricerca di quel sound decisamente più catchy che lascia sinceramente un pò a bocca storta.
Staremo a vedere con le prossime uscite se il percorso intrapreso dai norvegesi proseguirà sulle coordinate intraprese, di certo le vendite di questo Darkest White a parere del sottoscritto potranno pesare non poco…
Track-list:
01. Number
02. Darkest White
03. Himmelfall
04. Requiem
05. Diagnosis
06. Scarling
07. Night on Earth
08. Lavender
09. Cypher
10. Arteries
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