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TRIPTYKON - "Melana Chasmata"

TRIPTYKON - "Melana Chasmata"
(Full-lenght, Century Media Records, Aprile 2014)

Voto: 8,5/10

Genere: Gothic/Doom/Death

Line-up: Tomas G.Fisher (voce, chitarra, programming), V.Santura (chitarra, voce), Vanja Slajh (basso), Norman Lohnard (batteria)



A quattro anni di distanza dal debutto ufficiale, tornano sulle scene gli elvetici Triptykon band nata da una “costola” dei gloriosi Celtic Frost per volere del vocalist-frontman Tom G.Warrior che con il nuovo progetto aveva deciso di riabbracciare il discorso lasciato sospeso con la vecchia band riproponendolo dietro altro monicker e senza i vecchi compagni di avventura.

Ora, presumo sia inutile sparare il pistolotto su chi sia tale artista e soprattutto su cosa hanno rappresentato i Celtic Frost nello sviluppo del nostro genere preferito…per i più profani dico solo che, in quel lontano 1985, con la pubblicazione di To Mega Therion prendeva ufficialmente il via quella rapidissima fase embrionale capace di portare ampliare gli orizzonti verso l’estremo, black metal in primis (insieme ai Venom) ma soprattutto iniziando a coniare per la prima volta il termine “avantgarde” che poi esploderà ben dieci anni dopo al termine della prima abbondante “tornata black metal” più classica, ma veniamo a noi…

Melana Chasmata è il titolo della nuova fatica della band svizzera che per l’occasione si scrolla di dosso in tutto e per tutto il pesante fardello del passato (anche quello più recente) iniziando a brillare di luce propria. Il precedente lavoro risentiva infatti troppo del discorso intrapreso dai Celtic Frost con il precedente ottimo Monotheist (2006) unico album della reunion degli svizzeri avvenuta nel 2001 e terminata ufficialmente nel 2008 con lo split definitivo della band. Un album che arrivava ben sedici anni dopo l’ultimo vagito del combo ancora in attività ma che sembrava figlio di un processo evolutivo ben impiantato nel corso degli anni trascorsi, come se qualcosa si fosse mosso anno dopo anno malgrado la totale inattività musicale; ne venne fuori così Eparistera Daimones album comunque discretamente valido ma che soprattutto aveva fatto saltare dalla gioia i fans più accaniti dell’intramontabile Warrior.

Ma ad evidenza non era solo questo quello a cui il carismatico frontman elvetico puntava; Melana Chasmata è un album capace in un colpo solo di proseguire la linea evolutiva mostrata da quel lavoro così come di progredire senza perdere d’occhio tuttavia il trademark di fabbrica dei Celtic Frost di allora riletti ovviamente in chiave moderna. Il lavoro si presenta così come un monolite oscuro, oppressivo, a tratti quasi “malsano”; un sound che sa tanto di doom classico quanto di “estremo” ed in cui il buon Tom da il meglio di sè in ambito vocale barcamenandosi tra le sue ben note vocals tipicamente aggressive fino a tratti letteralmente recitati, passando per inserti in growling che fanno un grande effetto.

L’album scivola via così in maniera assolutamente naturale tra 67 minuti di musica mistica, oscura incredibilmente affascinante, tra pezzi dilatati ed assalti all’arma bianca, accomunati da una ricercatezza strumentale comune a pochi, in cui ogni singolo membro della band è chiamato a “recitare” la sua parte.
Si parte subito a spron battuto con la splendida Tree of  Suffocating Souls,  vero e proprio gioiellino che riporta alla mente a livello di riffing proprio i primissimi Celtic Frost, violenti, veloci e ruvidi con una progressione splendidamente orchestrata nei quasi otto minuti totali di durata che sfocia in un riffing rallentato e dilatato nel finale prima dell’improvvisa ripartenza ed un finale “strisciante”.

Con la successiva altrettanto stupenda Boleskine House si capisce che questo Melana Chasmata di carne al fuoco ne ha davvero tantissima! A farla da padrone in questo brano sono ritmi decisamente più rallentati, un monolite puramente gothic/doom d’alta classe con nel mezzo una sezione ritmica dal sapore “tribale” ed un breve arpeggio orientaleggiante impreziosendo il tutto nel finale con le backing vocals assolutamente pregevoli della bassista Vanja Slajh.

Due brani che varrebbero da soli l’acquisto dell’album, ma i successivi pezzi danno un’idea di come i Triptykon rappresentino di per sè, malgrado il pesante fardello del background musicale, un’entità totalmente a parte rispetto a quella dei Celtic Frost
Altar of Deceit è un altro pezzo più assimilabile al passato di Warrior, impreziosito da un break melodico centrale; Breathing è invece un vero e proprio assalto all’arma bianca la più istintiva del lotto. Aurorae riprende invece l’incipit di Boleskine House estremizzandolo, forgiando un pezzo 100% doom.

Altre note meritano anche Demon Pact (caratterizzata da un isterico stridere di chitarra in sottofondo) e Black Snow il pezzo più lungo dell’intero lotto dall’alto dei suoi dodici minuti di durata.
Melana Chasmata rappresenta insomma per il sottoscritto una delle uscite più gradite di questa prima parte di 2014 partito un pò “fiacco”; una sorpresa evidente che apre scenari ancor più invitanti per il futuro di una band che avrà molto da dire. Ultimo cenno sulla produzione: potente, brillante ed in grado di valorizzare al massimo l’appeal oscuro dei Triptykon; un album in definitiva assolutamente da non perdere!!!

Track-list:

01. Tree of Suffocating Souls
02. Boleskine House
03. Altar of Deceit
04. Breathing
05. Aurorae
06. Demon Pact
07. In the Sleep of Death
08. Black Snow
09. Waiting





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