TORTURE SQUAD - "AEquilibrium"
(Full-lenght, Wacken Records, Agosto 2010)
Voto: 8/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Castor (basso), Amilcar Christofaro (batteria), Vitor Rodrigues (voce), Augusto Lopes (chitarra)
I Torture Squad li vidi per la prima volta circa due anni orsono a Pescara nel bel mezzo di un mini-tour italico organizzato dalla propria etichetta che ha lanciato la band brasiliana dopo la "vittoria" nel contest del maggiore festival europeo rimanendo impressionato da una band attiva dal lontano 1990 ma che fino a quel momento non conoscevo neppure di nome.
Potere mediatico… ma successo tutto meritato per il combo di Sao Paulo, band che probabilmente a lungo ha pagato il fatto di essere brasiliano e non suonare come i Sepultura!
Pertanto dimenticate ogni riferimento alle bands di Cavalera, e prendete spunto piuttosto dal thrash metal più incontaminato made in Europe, Sodom e Kreator su tutti…
E se fino al precedente Hellbound (altra gemma di rara bellezza) i nostri pestavano con un concetto piuttosto "classico" di thrash metal, con il presente AEquilibrium si spingono oltre andando a sfondare molte volte il muro del thrash/death grazie ad un deciso growling ed a tirate e convinte blast beats che rendono ancora più selvaggia e diretta la proposta.
Il risultato è un album semplicemente entusiasmante capace dall’inizio alla fine di non perdere un minimo di smalto, sia quando si punta più sull’aspetto "estetico" sia quando invece si raggiungono gli apici di furia compositiva in cui è il death metal a fare la propria comparsa in maniera preponderante.
Un esempio? Ascoltate l’opener Generation Dead brano più legato ai "vecchi" (per modo di dire, visto che sono passati solo due anni dal predecessore) Torture Squad, dotato di un refrain di mezzo che per quanto duro e tipicamente death-oriented è un brano thrash piuttosto "ordinario"; così come ascoltando la ferale Azazel si avrà un’idea dei TS in versione tipicamente death…
Insomma, una sorta di thrash/death mutato e modulato a piacimento dai nostri che si avvalgono della grandissima prova vocale di Victor Rodrigues singer di innata bravura perfetto nel suo alternarsi tra screaming e growling.
Ma citare solo le vocals così come al tempo stesso limitarsi ad analizzare l’album attraverso due soli brani sembra riduttivo, e così come non citare anche la feroce Raise Your Horn che esalta al massimo la sezione ritmica capace di tenere sempre su di giri un brano semplicemente devastante, o un’altra gemma del calibro di Holiday in Abu Grahib in cui è invece il chitarrismo iper-tecnico di Augusto Lopes a rallentare i ritmi, creando un roccioso mid-tempo.
Insomma, è quasi impossibile trovare punti deboli ad un album che estremizza notevolmente quanto di buono fatto sentire dal precedente Hellbound.
Un’evoluzione sia sotto il punto di vista sonoro che compositivo rispetto al passato, per una realtà che sta sempre più raccogliendo quanto di buono seminato in passato con i sei full-lenght mai pubblicati in Europa e soprattutto facendo tesoro delle ultime esperienze maturato in giro per l’Europa che hanno forgiato ancora di più le potenzialità del quartetto brasiliano.
Un must assoluto per gli amanti di certe sonorità.
Track-list:
01. Generation Dead
02. Raise Your Horns
03. Holiday in Abu Ghraib
04. 174
05. Storms
06. Azazel
07. Black Sun
08. The Spirit Never Dies
09. Last Tunes Blues
10. The Unholy Spell 2010
(Full-lenght, Wacken Records, Agosto 2010)
Voto: 8/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Castor (basso), Amilcar Christofaro (batteria), Vitor Rodrigues (voce), Augusto Lopes (chitarra)
I Torture Squad li vidi per la prima volta circa due anni orsono a Pescara nel bel mezzo di un mini-tour italico organizzato dalla propria etichetta che ha lanciato la band brasiliana dopo la "vittoria" nel contest del maggiore festival europeo rimanendo impressionato da una band attiva dal lontano 1990 ma che fino a quel momento non conoscevo neppure di nome.
Potere mediatico… ma successo tutto meritato per il combo di Sao Paulo, band che probabilmente a lungo ha pagato il fatto di essere brasiliano e non suonare come i Sepultura!
Pertanto dimenticate ogni riferimento alle bands di Cavalera, e prendete spunto piuttosto dal thrash metal più incontaminato made in Europe, Sodom e Kreator su tutti…
E se fino al precedente Hellbound (altra gemma di rara bellezza) i nostri pestavano con un concetto piuttosto "classico" di thrash metal, con il presente AEquilibrium si spingono oltre andando a sfondare molte volte il muro del thrash/death grazie ad un deciso growling ed a tirate e convinte blast beats che rendono ancora più selvaggia e diretta la proposta.
Il risultato è un album semplicemente entusiasmante capace dall’inizio alla fine di non perdere un minimo di smalto, sia quando si punta più sull’aspetto "estetico" sia quando invece si raggiungono gli apici di furia compositiva in cui è il death metal a fare la propria comparsa in maniera preponderante.
Un esempio? Ascoltate l’opener Generation Dead brano più legato ai "vecchi" (per modo di dire, visto che sono passati solo due anni dal predecessore) Torture Squad, dotato di un refrain di mezzo che per quanto duro e tipicamente death-oriented è un brano thrash piuttosto "ordinario"; così come ascoltando la ferale Azazel si avrà un’idea dei TS in versione tipicamente death…
Insomma, una sorta di thrash/death mutato e modulato a piacimento dai nostri che si avvalgono della grandissima prova vocale di Victor Rodrigues singer di innata bravura perfetto nel suo alternarsi tra screaming e growling.
Ma citare solo le vocals così come al tempo stesso limitarsi ad analizzare l’album attraverso due soli brani sembra riduttivo, e così come non citare anche la feroce Raise Your Horn che esalta al massimo la sezione ritmica capace di tenere sempre su di giri un brano semplicemente devastante, o un’altra gemma del calibro di Holiday in Abu Grahib in cui è invece il chitarrismo iper-tecnico di Augusto Lopes a rallentare i ritmi, creando un roccioso mid-tempo.
Insomma, è quasi impossibile trovare punti deboli ad un album che estremizza notevolmente quanto di buono fatto sentire dal precedente Hellbound.
Un’evoluzione sia sotto il punto di vista sonoro che compositivo rispetto al passato, per una realtà che sta sempre più raccogliendo quanto di buono seminato in passato con i sei full-lenght mai pubblicati in Europa e soprattutto facendo tesoro delle ultime esperienze maturato in giro per l’Europa che hanno forgiato ancora di più le potenzialità del quartetto brasiliano.
Un must assoluto per gli amanti di certe sonorità.
Track-list:
01. Generation Dead
02. Raise Your Horns
03. Holiday in Abu Ghraib
04. 174
05. Storms
06. Azazel
07. Black Sun
08. The Spirit Never Dies
09. Last Tunes Blues
10. The Unholy Spell 2010
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