THE HAUNTED - "Unseen"
(Full-lenght, Mazzar Records, 2011)
Voto: 8/10
Genere: Melodic Death
Line-up: Patrick Jensen (chitarra), Jonas Bjorler (basso), Anders Bjorler (chitarra), Peter Dolving (voce), Per M.Jensen (batteria)
L’album della maturità…sempre che sia il caso di parlare ancora di "maturità" per dei musicisti ormai sulla cresta dell’onda da quasi un ventennio.
Che i The Haunted fossero una realtà poliedrica lo si sapeva benissimo già da tempo, e basta del resto scorrere anche la discografia più recente per notare come i fratelli Björler hanno avuto il grande merito nel corso degli anni di compiere una propria evoluzione musicale che li ha portati a rimanere legati solo per alcuni versi al passato. Potrà piacere o non piacere (al sottoscritto, a dire la verità, gli ultimi capitoli non avevano pienamente convinto) ma alla band scandinava non possono non essere riconosciuti i meriti di chi porta avanti un concetto musicale che, altrimenti, nel 2011 non avrebbe più senso.
Unseen arriva così a tre anni di distanza dal predecessore, e già dalle prime note spiazza totalmente l’ascoltatore con un sound che ormai ha ben poco da spartire con il thrash-death degli esordi, e che in questa veste ci propone una miscela piuttosto elaborata fatta di brani variegati, a volte più semplici e diretti, altre volte più "intricati" e splendidamente affascinanti.
Sembrano addirittura essere i Tool la musa ispiratrice dei The Haunted del 2011, capaci di tessere trame sonore ricercate e di esaltare le doti vocali di Peter Dolving mai a suo agio come in quest’occasione nell’interpretazione dei brani.
La cosa che più colpisce è come la band di Gothenburg pur cambiando totalmente registro rispetto al passato riesca a laciare inalterata sul lavoro la propria aura musicale proprio marchio di fabbrica capace di legare alla perfezione tutti i lavori malgrado i repentini cambi di stile; in pratica non si perde mai la sensazione di ascoltare "un album dei The Haunted, ennesima riprova di quella che è la classe dei musicisti scandinavi.
Ogni brano all’interno di questo Unseen ha un proprio senso, una propria collocazione ben precisa, ed ogni brano presenta mille sfaccettature di una band che in quest’occasione sembra non aver sbagliato un colpo.
Si parlava di brani semplici e diretti, vedasi l’opener Never Better in cui è il refrain a farla da padroni, così come di brani più intricati e per certi versi sperimentali; Catch 22 e la title-track sono brani di chiaro stampo Tool, mentre la "sporca" No Ghost trasuda una sorprendente vena "southern" da tutti i pori.
Il resto del compito è affidato a brani diretti e di più semplice assimilazione come Motionless e All Ends Well che nel loro appeal al primo ascolto danno continuità ad un lavoro che in poco più di 40 minuti di durata ci regala l’ennesimo esempio di come i The Haunted continuino con grande classe a spingere oltre la propria proposta, sperimentando con coraggio e cognizione allo stesso tempo.
Il riffing improvvisamente si è fatto quasi "progressivo", i brani non presentano più la classica struttura voce pulita e ripartenze in screaming (tecnica questa ora quasi del tutto assente) ed i passaggi strumentali in generale si sono fatti più cupi ed evocativi.
La prestazione dietro al microfono di Dolving è più attiva che in passato, ed il singer svedese si difende alla grande confermando le proprie doti, modulando splendidamente le clean vocals. Il risultato e sotto gli occhi (o meglio le orecchie) di tutti, e per quanto spiazzante, l’album a parere del sottoscritto rappresenta un’inaspettato gioiellino che probabilmente presterà anche il fianco alla critica dei più oltranzisti, ma cui nessuno può negare un valore artistico evidente ed una maturità nel songwriting ancora più marcata rispetto al passato.
E’ forse Unseen il miglior capitolo della discografia degli svedesi? La risposta a questo interrogativo probabilmente non c’è, di sicuro c’è però che rappresenta senza ombra di dubbio l’album più coraggioso e più ispirato, in cui non c’è solo la ricerca di quel sound più "catchy" e modernista come punto focale.
Il lavoro uscirà, per i fans, anche in versione limitata con l’aggiunta di tre bonus: la song Attention oltre a due estratti live delle celebri The Reflection e The Fallout.
Track-list:
01. Never Better
02. No Ghost
03. Catch 22
04. Disappear
05. Motionless
06. Unseen
07. The Skull
08. Ocean Park
09. The City
10. Them
11. All Ends Well
12. Done
(Full-lenght, Mazzar Records, 2011)
Voto: 8/10
Genere: Melodic Death
Line-up: Patrick Jensen (chitarra), Jonas Bjorler (basso), Anders Bjorler (chitarra), Peter Dolving (voce), Per M.Jensen (batteria)
L’album della maturità…sempre che sia il caso di parlare ancora di "maturità" per dei musicisti ormai sulla cresta dell’onda da quasi un ventennio.
Che i The Haunted fossero una realtà poliedrica lo si sapeva benissimo già da tempo, e basta del resto scorrere anche la discografia più recente per notare come i fratelli Björler hanno avuto il grande merito nel corso degli anni di compiere una propria evoluzione musicale che li ha portati a rimanere legati solo per alcuni versi al passato. Potrà piacere o non piacere (al sottoscritto, a dire la verità, gli ultimi capitoli non avevano pienamente convinto) ma alla band scandinava non possono non essere riconosciuti i meriti di chi porta avanti un concetto musicale che, altrimenti, nel 2011 non avrebbe più senso.
Unseen arriva così a tre anni di distanza dal predecessore, e già dalle prime note spiazza totalmente l’ascoltatore con un sound che ormai ha ben poco da spartire con il thrash-death degli esordi, e che in questa veste ci propone una miscela piuttosto elaborata fatta di brani variegati, a volte più semplici e diretti, altre volte più "intricati" e splendidamente affascinanti.
Sembrano addirittura essere i Tool la musa ispiratrice dei The Haunted del 2011, capaci di tessere trame sonore ricercate e di esaltare le doti vocali di Peter Dolving mai a suo agio come in quest’occasione nell’interpretazione dei brani.
La cosa che più colpisce è come la band di Gothenburg pur cambiando totalmente registro rispetto al passato riesca a laciare inalterata sul lavoro la propria aura musicale proprio marchio di fabbrica capace di legare alla perfezione tutti i lavori malgrado i repentini cambi di stile; in pratica non si perde mai la sensazione di ascoltare "un album dei The Haunted, ennesima riprova di quella che è la classe dei musicisti scandinavi.
Ogni brano all’interno di questo Unseen ha un proprio senso, una propria collocazione ben precisa, ed ogni brano presenta mille sfaccettature di una band che in quest’occasione sembra non aver sbagliato un colpo.
Si parlava di brani semplici e diretti, vedasi l’opener Never Better in cui è il refrain a farla da padroni, così come di brani più intricati e per certi versi sperimentali; Catch 22 e la title-track sono brani di chiaro stampo Tool, mentre la "sporca" No Ghost trasuda una sorprendente vena "southern" da tutti i pori.
Il resto del compito è affidato a brani diretti e di più semplice assimilazione come Motionless e All Ends Well che nel loro appeal al primo ascolto danno continuità ad un lavoro che in poco più di 40 minuti di durata ci regala l’ennesimo esempio di come i The Haunted continuino con grande classe a spingere oltre la propria proposta, sperimentando con coraggio e cognizione allo stesso tempo.
Il riffing improvvisamente si è fatto quasi "progressivo", i brani non presentano più la classica struttura voce pulita e ripartenze in screaming (tecnica questa ora quasi del tutto assente) ed i passaggi strumentali in generale si sono fatti più cupi ed evocativi.
La prestazione dietro al microfono di Dolving è più attiva che in passato, ed il singer svedese si difende alla grande confermando le proprie doti, modulando splendidamente le clean vocals. Il risultato e sotto gli occhi (o meglio le orecchie) di tutti, e per quanto spiazzante, l’album a parere del sottoscritto rappresenta un’inaspettato gioiellino che probabilmente presterà anche il fianco alla critica dei più oltranzisti, ma cui nessuno può negare un valore artistico evidente ed una maturità nel songwriting ancora più marcata rispetto al passato.
E’ forse Unseen il miglior capitolo della discografia degli svedesi? La risposta a questo interrogativo probabilmente non c’è, di sicuro c’è però che rappresenta senza ombra di dubbio l’album più coraggioso e più ispirato, in cui non c’è solo la ricerca di quel sound più "catchy" e modernista come punto focale.
Il lavoro uscirà, per i fans, anche in versione limitata con l’aggiunta di tre bonus: la song Attention oltre a due estratti live delle celebri The Reflection e The Fallout.
Track-list:
01. Never Better
02. No Ghost
03. Catch 22
04. Disappear
05. Motionless
06. Unseen
07. The Skull
08. Ocean Park
09. The City
10. Them
11. All Ends Well
12. Done
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