SYLOSIS - "Edge of the Earth"
(Full-lenght, Nuclear Blast, Marzo 2011)
Voto: 7/10
Genere: Thrash/Groove
Line-up: Josh Middleton (voce, chitarra), Alex Bailey (chitarra, piano), Carl Parnell (basso), Rob Callard (batteria)
Secondo lavoro in studio per i Sylosis new-sensation della scena thrash metal europea.
La band di Reading si presenta tirata a lucido per l’occasione, e sempre sotto l’ala protettiva della Nuclear Blast (che ogni tanto qualcosina l’azzecca pura), tira fuori questo Edge of the Earth interessante concentrato di thrash-death fresco e d’impatto, che ha il grosso merito di convogliare al proprio interno influenze più variegate che toccano tanto elementi più moderni e diretti tipici di certo tipo di metalcore quanto un forte ed intricato accento progressive specie nel riffing che presenta in più occasioni un’appeal ricercato.
Ma è con l’avvicendamento dietro il microfono (fuori il vecchio singer che aveva uno stile decisamente più "heavy") dove ora c’è il chitarrista/tastierista Josh Middleton che probabilmente i britannici hanno potuto fare un primo piccolo salto di qualità; estremamente a proprio agio con il growling, il frontman della band dona quel tocco più estremo che in passato faceva avanzare la musica dei nostri col freno a mano tirato.
L’album mostra ora un combo a proprio agio sia nelle parti più tirate che in quelle più rilassate. Si parte con l’opener Procession che tra passaggi intricati, ed un impatto frontale dal classico flavour di Lamb of God-iana memoriana, riesce a bilanciare il tutto con un lavoro minuzioso di chitarre capace di creare anche un soffuso tappeto melodico che crea un’alchimia particolare.
La successiva Sands of Time mostra le prime incursioni in territori più marcatamente melodici, che con Empyreal (brano scelto dalla band come singolo) raggiunge i propri apici con una song che si discosta in parte dal resto del lotto vista la propria semplicità.
Ma i Sylosis non hanno paura nemmeno di "sperimentare" e con Altered States of Consciousness tirano fuori tutte le proprie influenze progressive mixandolo a meraviglia con il proprio impatto frontale, sorretto da una sezione ritmica chirurgica con il buon Rob Callard a dannarsi l’anima dietro le pelli.
Certo che, vista così, non ci sarebbe nulla da eccepire a questo Edge of the Earth…ma purtroppo non è così.
Qualche elemento che inficia in parte la valutazione generale sull’album c’è eccome; ad iniziare dall’eccessivo minutaggio (72 minuti di durata complessiva) che da una parte portano i britannici ad inserire qualche "riempitivo" di troppo, dall’altra fanno risultare l’album non troppo agevolmente digeribile.
In secondo luogo, mostrano una band che qualcosina perde quando va più sul "classico" come in Dystopia probabilmente il brano più "death-oriented" del lotto.
Sinceramene inutili anche le strumentali Empyreal (Part 2) e Where the Sky Ends che dovrebbero certamente rappresentare passaggi intermedi per dare un attimo di fiato all’ascoltatore ma che passano così inosservati dal non riuscire neppure nello scopo prefisso.
Ad ogni modo non si può non riconoscere alla band albionica la capacità di essere riuscita a creare un sound proprio, e che accontenterà decisamente sia gli amanti delle nuove sonorità che quelli del sound più "classico".
Il futuro del thrash metal del resto e nelle mani di pochi (Lazarus A.D. e qualcun altro) e dischi come questi sono una manna dal cielo, a meno che non vi accontentiate dei soliti e scontati Trivium…
Track-list:
01. Procession
02. Sands of Time
03. Empyreal (Part 1)
04. Empyreal (Part 2)
05. A Serpents Tongue
06. Awakening
07. Kingdom of Solitude
08. Where the Sky Ends
09. Dystopia
10. Apparitions
11. Altered States of Consciousness
12. Beyond the Resurrected
13. Eclipsed
14. From the Edge of the Earth
(Full-lenght, Nuclear Blast, Marzo 2011)
Voto: 7/10
Genere: Thrash/Groove
Line-up: Josh Middleton (voce, chitarra), Alex Bailey (chitarra, piano), Carl Parnell (basso), Rob Callard (batteria)
Secondo lavoro in studio per i Sylosis new-sensation della scena thrash metal europea.
La band di Reading si presenta tirata a lucido per l’occasione, e sempre sotto l’ala protettiva della Nuclear Blast (che ogni tanto qualcosina l’azzecca pura), tira fuori questo Edge of the Earth interessante concentrato di thrash-death fresco e d’impatto, che ha il grosso merito di convogliare al proprio interno influenze più variegate che toccano tanto elementi più moderni e diretti tipici di certo tipo di metalcore quanto un forte ed intricato accento progressive specie nel riffing che presenta in più occasioni un’appeal ricercato.
Ma è con l’avvicendamento dietro il microfono (fuori il vecchio singer che aveva uno stile decisamente più "heavy") dove ora c’è il chitarrista/tastierista Josh Middleton che probabilmente i britannici hanno potuto fare un primo piccolo salto di qualità; estremamente a proprio agio con il growling, il frontman della band dona quel tocco più estremo che in passato faceva avanzare la musica dei nostri col freno a mano tirato.
L’album mostra ora un combo a proprio agio sia nelle parti più tirate che in quelle più rilassate. Si parte con l’opener Procession che tra passaggi intricati, ed un impatto frontale dal classico flavour di Lamb of God-iana memoriana, riesce a bilanciare il tutto con un lavoro minuzioso di chitarre capace di creare anche un soffuso tappeto melodico che crea un’alchimia particolare.
La successiva Sands of Time mostra le prime incursioni in territori più marcatamente melodici, che con Empyreal (brano scelto dalla band come singolo) raggiunge i propri apici con una song che si discosta in parte dal resto del lotto vista la propria semplicità.
Ma i Sylosis non hanno paura nemmeno di "sperimentare" e con Altered States of Consciousness tirano fuori tutte le proprie influenze progressive mixandolo a meraviglia con il proprio impatto frontale, sorretto da una sezione ritmica chirurgica con il buon Rob Callard a dannarsi l’anima dietro le pelli.
Certo che, vista così, non ci sarebbe nulla da eccepire a questo Edge of the Earth…ma purtroppo non è così.
Qualche elemento che inficia in parte la valutazione generale sull’album c’è eccome; ad iniziare dall’eccessivo minutaggio (72 minuti di durata complessiva) che da una parte portano i britannici ad inserire qualche "riempitivo" di troppo, dall’altra fanno risultare l’album non troppo agevolmente digeribile.
In secondo luogo, mostrano una band che qualcosina perde quando va più sul "classico" come in Dystopia probabilmente il brano più "death-oriented" del lotto.
Sinceramene inutili anche le strumentali Empyreal (Part 2) e Where the Sky Ends che dovrebbero certamente rappresentare passaggi intermedi per dare un attimo di fiato all’ascoltatore ma che passano così inosservati dal non riuscire neppure nello scopo prefisso.
Ad ogni modo non si può non riconoscere alla band albionica la capacità di essere riuscita a creare un sound proprio, e che accontenterà decisamente sia gli amanti delle nuove sonorità che quelli del sound più "classico".
Il futuro del thrash metal del resto e nelle mani di pochi (Lazarus A.D. e qualcun altro) e dischi come questi sono una manna dal cielo, a meno che non vi accontentiate dei soliti e scontati Trivium…
Track-list:
01. Procession
02. Sands of Time
03. Empyreal (Part 1)
04. Empyreal (Part 2)
05. A Serpents Tongue
06. Awakening
07. Kingdom of Solitude
08. Where the Sky Ends
09. Dystopia
10. Apparitions
11. Altered States of Consciousness
12. Beyond the Resurrected
13. Eclipsed
14. From the Edge of the Earth
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