HAVOK - "Time is Up"
(Full-lenght, Candlelight Records, Marzo 2011)
Voto: 5,5/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: David Sanchez (voce, chitarra), Jesse de los Santos (basso), Reece Scruggs (chitarra), Pete Webber (batteria)
Tamarri come si deve, tornano sulle scene gli Havok quartetto di Denver dedito ad un thrash metal in pieno stile Bay Area che più "classico" non si può e che si limita a riproporre ai giorni nostri quanto fatto in passato da acts quali Exodus e Testament.
Viene da se la pressochè inutilità dell’uscita dal momento che gli statunitensi, volutamente, non si discostano di una virgola da quelli che sono gli stilemi tipici del genere.
Malgrado l’ottimo lavoro di basso che accompagna la proposta in maniera quasi "insolita" pertanto c’è ben poco di realmente interessante all’interno di questo Time is Up quasi incentrato totalmente sulla ricerca del classico chorus anthemico, che qui e li sarà anche azzeccato ma che sinceramente dopo non più di due-tre brani inizia a causare i primi sbadigli.
La durata nella media del genere (42 minuti) contribuisce solo in parte ad evitare questa sensazione di noia che si dipana nell’arco dei dieci brani proposti.
Cercare innovazione in lavori come questo sarebbe inutile certo, così come sarebbe inutile archiviare un lavoro del genere solo perchè suona in una certa maniera (perchè così facendo del resto non avrebbe senso NESSUNA uscita nell’ambito musicale a me preferito), ma solo perchè è estremamente manieristico.
Prepare for the Attack, D.O.A. e la title-track rappresentano comunque il classico esempio di come questo approccio classicamente "cazzone" e semplicistico dia comunque i suoi frutti; un buon riffing, tagliente e ben impostato, accompagnato dalle vocals del singer/chitarrista David Sanchez stilisticamente ineccepibile nella sua impostatura dalla chiara timbrica heavy metal.
Fino a questo punto ci siamo pure per carità, ma è il resto delle composizioni che non convince facendo precipitare inevitabilmente la valutazione di un album che purtroppo fa acqua da ogni parte.
Fatal Intervention (un nome che è tutto un programma) inizia già a mostrare le prime incertezze nel songwriting ed al tempo stesso, non è neppure dotata di quell’appeal che i brani precedenti citati indubbiamente hanno.
Covering Fire e Scumbang in Disguise sanno invece tanto di "brodino riscaldato", di riproposizione di certi stilemi "only for fans" che sinceramente rappresentano episodi da dimenticare.
Analizzando l’album nel complesso dunque, non mi sento di promuoverlo. Troppo evidente la sensazione di vuoto lasciata dall’ascolto, oltre in alcuni casi ad una certa insofferenza nell’arrivare fino in fondo ad un album che per quanto "perfettino" nel suo intento, è troppo vuoto.
Track-list:
01. Prepare for Attack
02. Fatal Intervention
03. No Amnesty
04. D.O.A.
05. Covering Fire
06. Killing Tendencies
07. Scumbag in Disguise
08. The Cleric
09. Out of My Way
10. Time is Up
(Full-lenght, Candlelight Records, Marzo 2011)
Voto: 5,5/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: David Sanchez (voce, chitarra), Jesse de los Santos (basso), Reece Scruggs (chitarra), Pete Webber (batteria)
Tamarri come si deve, tornano sulle scene gli Havok quartetto di Denver dedito ad un thrash metal in pieno stile Bay Area che più "classico" non si può e che si limita a riproporre ai giorni nostri quanto fatto in passato da acts quali Exodus e Testament.
Viene da se la pressochè inutilità dell’uscita dal momento che gli statunitensi, volutamente, non si discostano di una virgola da quelli che sono gli stilemi tipici del genere.
Malgrado l’ottimo lavoro di basso che accompagna la proposta in maniera quasi "insolita" pertanto c’è ben poco di realmente interessante all’interno di questo Time is Up quasi incentrato totalmente sulla ricerca del classico chorus anthemico, che qui e li sarà anche azzeccato ma che sinceramente dopo non più di due-tre brani inizia a causare i primi sbadigli.
La durata nella media del genere (42 minuti) contribuisce solo in parte ad evitare questa sensazione di noia che si dipana nell’arco dei dieci brani proposti.
Cercare innovazione in lavori come questo sarebbe inutile certo, così come sarebbe inutile archiviare un lavoro del genere solo perchè suona in una certa maniera (perchè così facendo del resto non avrebbe senso NESSUNA uscita nell’ambito musicale a me preferito), ma solo perchè è estremamente manieristico.
Prepare for the Attack, D.O.A. e la title-track rappresentano comunque il classico esempio di come questo approccio classicamente "cazzone" e semplicistico dia comunque i suoi frutti; un buon riffing, tagliente e ben impostato, accompagnato dalle vocals del singer/chitarrista David Sanchez stilisticamente ineccepibile nella sua impostatura dalla chiara timbrica heavy metal.
Fino a questo punto ci siamo pure per carità, ma è il resto delle composizioni che non convince facendo precipitare inevitabilmente la valutazione di un album che purtroppo fa acqua da ogni parte.
Fatal Intervention (un nome che è tutto un programma) inizia già a mostrare le prime incertezze nel songwriting ed al tempo stesso, non è neppure dotata di quell’appeal che i brani precedenti citati indubbiamente hanno.
Covering Fire e Scumbang in Disguise sanno invece tanto di "brodino riscaldato", di riproposizione di certi stilemi "only for fans" che sinceramente rappresentano episodi da dimenticare.
Analizzando l’album nel complesso dunque, non mi sento di promuoverlo. Troppo evidente la sensazione di vuoto lasciata dall’ascolto, oltre in alcuni casi ad una certa insofferenza nell’arrivare fino in fondo ad un album che per quanto "perfettino" nel suo intento, è troppo vuoto.
Track-list:
01. Prepare for Attack
02. Fatal Intervention
03. No Amnesty
04. D.O.A.
05. Covering Fire
06. Killing Tendencies
07. Scumbag in Disguise
08. The Cleric
09. Out of My Way
10. Time is Up
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