CAVALERA CONSPIRACY - "Blunt Force Trauma"
(Full-lenght, Roadrunner Records, Marzo 2011)
Voto: 5,5/10
Genere: Groove Metal
Line-up: Max Cavalera (chitarra, voce), Igor Cavalera (batteria), Marc Rizzo (chitarra), Johny Chow (basso)
Prima di partire con la recensione, una breve considerazione dettata dal background musicale del sottoscritto: ho sempre amato all’inverosimile (artisticamente parlando sia chiaro…) Max Cavalera, sia per quanto fatto con quel pezzo di storia della nostra musica preferita chiamato Sepultura sia successivamente con i Soulfly in particolar modo per i primi episodi del nuovo progetto del musicista brasiliano.
Dopo varie vicissitudini e la dipartita del fratello Igor da quello che è rimasto dei Sepultura, con conseguente ricongiungimento con Max per questo nuovo progetto, sono sempre andato con i piedi di piombo nel valutare le nuove performance musicali dei due artisti.
E questo lo considero un bene visto che mi ha dato modo di valutare con la necessaria obiettività la nuova creatura. L’esordio Inflikted mi è così passato avanti come un episodio senza infamia e senza lode, risparmiandomi così una doverosa stroncatura e riuscendo ad apprezzare anche la capacità di Max di tornare in qualche modo alle origini pur mantenendo saldo quel concetto più modernista sempre tipico della propria proposta.
Pericolo scampato? Manco a dirlo…e così dopo tre anni di attesa, i fratelli brasiliani tornano sulle scene con quello che nella mente di molti doveva essere una delle uscite più attese dell’anno e che invece si rivela, e non ho alcuna remora psicologica nel dirlo, la cagata dell’anno solare 2011.
E’ incredibile come musicisti di questo calibro abbiano dato alle stampe una roba simile, un compitino che si dipana in undici brani senza idee per 34 minuti di "musica".
Ammetto di aver ascoltato a più riprese l’album e di aver tentato in tutte le maniere di trovarvi qualcosa di realmente interessante al suo interno, venendo sempre prontamente deluso.
Da un punto di vista stilistico, Cavalera ha provato a mutare registro rispetto all’esordio, rendendo meno marcata l’influenza prettamente "hardcoreggiante" del predecessore…di questo sicuramente gli va dato atto, ma purtroppo se imbocchi una strada senza avere le necessarie idee non fai che finire in malora.
Brani dal taglio più "sperimentale" rispetto a quanto il musicista carioca ci aveva abituato fino a questo punto, incentrati soprattutto su un riffing nervoso e su quell’impatto frontale che cerca di temperare, senza alcuna possibilità, la già citata mancanza di idee.
L’opener Warlord già di per sè rappresenta il manifesto di quello che sarà poi nel complesso Blunt Force Trauma…la successiva Torture velocissima e diretta che spazza via tutto in meno di due minuti, pur denotando la solita mancanza di soluzioni interessanti lasciava quantomeno presagire qualche speranza per i brani successivi, ma saremo puntualmente disattesi.
L’ossessione del "groove" ad ogni costo permea in maniera decisiva il resto della proposta, Killing Inside singolone di turno mostra come i brasiliani tentino di aggrapparsi al solito ritornello per tentare di tener desta l’attenzione dell’ascoltatore; risultato? Imbarazzante…
Così come imbarazzante è I Speak Hate sulla stessa falsariga del brano appena citato e togliendo la comunque apprezzabile Burn Waco o la title-track giocata su un mid-tempo solido e roccioso non c’è davvero nulla che possa giustificare l’uscita di un lavoro che ha impiegato tre anni di gestazione praticamente invano.
Ovviamente sarebbe inutile discutere della perizia tecnica dei musicisti, che poi altro non sono che quelli che avevano già partecipato al precedente lavoro con Marc Rizzo (Ill Nino, Soulfly) alla chitarra e Johnny Chow al basso subentrato al posto di Joe Duplantier (Gojira che aveva suonato sul precedente), con quest’ultimo che svolge un lavoro decisamente marginale rispetto a quanto fatto in passato dal più conosciuto bassista francese.
Blunt Force Trauma rappresenta pertanto a parere del sottoscritto, il punto più basso toccato finora da Cavalera…presentato ai più in maniera entusiastica anche dalla stessa band (e ci mancherebbe) darà adito a tante polemiche, nell’augurio che i musicisti brasiliani possano quanto prima voltare pagina e tornare a riproporre qualcosa di realmente interessante.
Track-list:
01. Warlord
02. Torture
03. Lynch Mob
04. Killing Inside
05. Thrasher
06. I Speak Hate
07. Target
08. Gengis Khan
09. Burn Waco
10. Rasputin
11. Blunt Force Trauma
(Full-lenght, Roadrunner Records, Marzo 2011)
Voto: 5,5/10
Genere: Groove Metal
Line-up: Max Cavalera (chitarra, voce), Igor Cavalera (batteria), Marc Rizzo (chitarra), Johny Chow (basso)
Prima di partire con la recensione, una breve considerazione dettata dal background musicale del sottoscritto: ho sempre amato all’inverosimile (artisticamente parlando sia chiaro…) Max Cavalera, sia per quanto fatto con quel pezzo di storia della nostra musica preferita chiamato Sepultura sia successivamente con i Soulfly in particolar modo per i primi episodi del nuovo progetto del musicista brasiliano.
Dopo varie vicissitudini e la dipartita del fratello Igor da quello che è rimasto dei Sepultura, con conseguente ricongiungimento con Max per questo nuovo progetto, sono sempre andato con i piedi di piombo nel valutare le nuove performance musicali dei due artisti.
E questo lo considero un bene visto che mi ha dato modo di valutare con la necessaria obiettività la nuova creatura. L’esordio Inflikted mi è così passato avanti come un episodio senza infamia e senza lode, risparmiandomi così una doverosa stroncatura e riuscendo ad apprezzare anche la capacità di Max di tornare in qualche modo alle origini pur mantenendo saldo quel concetto più modernista sempre tipico della propria proposta.
Pericolo scampato? Manco a dirlo…e così dopo tre anni di attesa, i fratelli brasiliani tornano sulle scene con quello che nella mente di molti doveva essere una delle uscite più attese dell’anno e che invece si rivela, e non ho alcuna remora psicologica nel dirlo, la cagata dell’anno solare 2011.
E’ incredibile come musicisti di questo calibro abbiano dato alle stampe una roba simile, un compitino che si dipana in undici brani senza idee per 34 minuti di "musica".
Ammetto di aver ascoltato a più riprese l’album e di aver tentato in tutte le maniere di trovarvi qualcosa di realmente interessante al suo interno, venendo sempre prontamente deluso.
Da un punto di vista stilistico, Cavalera ha provato a mutare registro rispetto all’esordio, rendendo meno marcata l’influenza prettamente "hardcoreggiante" del predecessore…di questo sicuramente gli va dato atto, ma purtroppo se imbocchi una strada senza avere le necessarie idee non fai che finire in malora.
Brani dal taglio più "sperimentale" rispetto a quanto il musicista carioca ci aveva abituato fino a questo punto, incentrati soprattutto su un riffing nervoso e su quell’impatto frontale che cerca di temperare, senza alcuna possibilità, la già citata mancanza di idee.
L’opener Warlord già di per sè rappresenta il manifesto di quello che sarà poi nel complesso Blunt Force Trauma…la successiva Torture velocissima e diretta che spazza via tutto in meno di due minuti, pur denotando la solita mancanza di soluzioni interessanti lasciava quantomeno presagire qualche speranza per i brani successivi, ma saremo puntualmente disattesi.
L’ossessione del "groove" ad ogni costo permea in maniera decisiva il resto della proposta, Killing Inside singolone di turno mostra come i brasiliani tentino di aggrapparsi al solito ritornello per tentare di tener desta l’attenzione dell’ascoltatore; risultato? Imbarazzante…
Così come imbarazzante è I Speak Hate sulla stessa falsariga del brano appena citato e togliendo la comunque apprezzabile Burn Waco o la title-track giocata su un mid-tempo solido e roccioso non c’è davvero nulla che possa giustificare l’uscita di un lavoro che ha impiegato tre anni di gestazione praticamente invano.
Ovviamente sarebbe inutile discutere della perizia tecnica dei musicisti, che poi altro non sono che quelli che avevano già partecipato al precedente lavoro con Marc Rizzo (Ill Nino, Soulfly) alla chitarra e Johnny Chow al basso subentrato al posto di Joe Duplantier (Gojira che aveva suonato sul precedente), con quest’ultimo che svolge un lavoro decisamente marginale rispetto a quanto fatto in passato dal più conosciuto bassista francese.
Blunt Force Trauma rappresenta pertanto a parere del sottoscritto, il punto più basso toccato finora da Cavalera…presentato ai più in maniera entusiastica anche dalla stessa band (e ci mancherebbe) darà adito a tante polemiche, nell’augurio che i musicisti brasiliani possano quanto prima voltare pagina e tornare a riproporre qualcosa di realmente interessante.
Track-list:
01. Warlord
02. Torture
03. Lynch Mob
04. Killing Inside
05. Thrasher
06. I Speak Hate
07. Target
08. Gengis Khan
09. Burn Waco
10. Rasputin
11. Blunt Force Trauma
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