SOULFLY - "Enslaved"
(Full-lenght, Roadrunner Records, Marzo 2012)
Voto: 7,5/10
Genere: Thrash/Groove
Line-up: Max Cavalera (voce, chitarra), Marc Rizzo (chitarra), Tony Campos (basso), David Kinkade (chitarra)
Li avevamo lasciati appena due anni fa con quel piccolo gioiellino di nome Omen che eclissava completamente i controversi predecessori riportando in auge il nome di un musicista assolutamente "seminale" all’interno della scena estrema mondiale, li ritroviamo oggi con questo Enslaved un album che, seppur leggermente inferiore qualitativamente parlando rispetto al fortunato predecessore, rappresenta la classica prova del nove confermando come la parabola artistica della band brasiliana sia in fase decisamente ascendente.
I Soulfly insomma continuano a produrre lavori con una regolarità disarmante, un disco ogni due anni che va ad aggiungersi a quanto il buon Max continua a proporre con il suo nuovo progetto Cavalera Conspiracy, la cui ritrovata collaborazione con il fratello Igor continua a farci sperare, chissà, in una futura reunion con i Sepultura.
Enslaved rappresenta il settimo parto della groove-thrash band brasiliana, e non fa che confermare la strada intrapresa dalla band con il lavoro precedente che ha rappresentato il capitolo più duro e crudo della discografia dei nostri, in cui il ritrovato feeling con l’hardcore più primigenio permeava le note di un album che in un colpo solo eclissava i controversi Dark Ages e Conquer, due lavori che facevano pensare ad una band ormai "fritta".
E poco importa se rispetto ad Omen sono rimasti solo Cavalera e Marc Rizzo in formazione (le "menti" della band) anche perchè i due nuovi ingressi in line-up sono di tutto rispetto: parliamo di Tony Campos (Ministry, Possessed e Prong) al basso e David Kinkade (Borknagar, Malevolent Creation) dietro le pelli, elemento ideale quest’ultimo per continuare sulla strada intrapresa da Cavalera alla ricerca del sound voluto.
Numerosi pertanto sono i punti di contatto con il recente passato come già descritto, ma di certo Max non si limita a fare la solita copia carta-carbone come ormai ci ha abituato da tempo. Enslaved infatti non manca di quel "groove" che ha sempre caratterizzato il sound dei brasiliani, al tempo stesso non scende nelle tentazioni del ritorno al tribalismo degli esordi.
Un mix ideale quello tra l’hardcore e quel thrash moderno che definirei quasi "post" specie nel riffing di Rizzo, che risente ad influenza dell’ingresso dei nuovi membri che hanno apportato in alcuni casi un’attitudine quasi death; Enslaved si configura così come un album in un certo qual senso oscuro. Non picchia direttamente come Omen ma al tempo stesso sa farsi rispettare nel proprio mix tra crudezza mai fine a sè stessa e la capacità da sempre mostrata da Cavalera di creare brani brevi e concisi, che entrano subito nella testa dell’ascoltatore girando intorno a riff secchi ed essenziali ed una sezione ritmica che fa la sua parte dominante all’interno di un contesto tipicamente "grezzo" e senza aperture di sorte a stronzate melodiche o armonizzazioni fini a sè stesse.
Ne escono così una serie di brani interessantissimi, ad iniziare da World Scum brano scelto come singolo caratterizzato da un incedere nervoso e ritmato specie nel ritornello, passando poi per altri capitoli devastanti quali Gladiator, Legions o Treachery.
Certo non è tutto oro quello che luccica, e qualche capitolo meno ispirato o quantomeno trascurabile si trova, specie quando i brasiliani cercano di discostarsi dal tema portante delle ultime produzioni avventurandosi in brani più complessi ed articolati come nei sette minuti abbondanti di Chains.
Ma certo ad ascoltare questo Enslaved non ci si annoia assolutamente e soprattutto si nota come il sound dei nostri continui verso quella evoluzione/involuzione (nel senso che del ritorno alle origini di Max) senza perdere d’occhio la volontà del cantante/chitarrista di ampliare leggermente le vedute di una musica che, per quanto proposto nel corso della carriera, alla fine rischierebbe di rimanere sempre fine a sè stessa.
Attendevo con ansia di ascoltare il lavoro, e devo dire che le attese sono state ripagate; i Soulfly sono sempre tra noi, chiedere a tanti illustri colleghi se, nel 2012, sono in grado di fare ancora lo stesso.
Track-list:
01. Resistence
02. World Scum
03. Intervention
04. Gladiator
05. Legions
06. American Steel
07. Redemption of Man by God
08. Treachery
09. Plata o Plomo
10. Chains
11. Revengeance
(Full-lenght, Roadrunner Records, Marzo 2012)
Voto: 7,5/10
Genere: Thrash/Groove
Line-up: Max Cavalera (voce, chitarra), Marc Rizzo (chitarra), Tony Campos (basso), David Kinkade (chitarra)
Li avevamo lasciati appena due anni fa con quel piccolo gioiellino di nome Omen che eclissava completamente i controversi predecessori riportando in auge il nome di un musicista assolutamente "seminale" all’interno della scena estrema mondiale, li ritroviamo oggi con questo Enslaved un album che, seppur leggermente inferiore qualitativamente parlando rispetto al fortunato predecessore, rappresenta la classica prova del nove confermando come la parabola artistica della band brasiliana sia in fase decisamente ascendente.
I Soulfly insomma continuano a produrre lavori con una regolarità disarmante, un disco ogni due anni che va ad aggiungersi a quanto il buon Max continua a proporre con il suo nuovo progetto Cavalera Conspiracy, la cui ritrovata collaborazione con il fratello Igor continua a farci sperare, chissà, in una futura reunion con i Sepultura.
Enslaved rappresenta il settimo parto della groove-thrash band brasiliana, e non fa che confermare la strada intrapresa dalla band con il lavoro precedente che ha rappresentato il capitolo più duro e crudo della discografia dei nostri, in cui il ritrovato feeling con l’hardcore più primigenio permeava le note di un album che in un colpo solo eclissava i controversi Dark Ages e Conquer, due lavori che facevano pensare ad una band ormai "fritta".
E poco importa se rispetto ad Omen sono rimasti solo Cavalera e Marc Rizzo in formazione (le "menti" della band) anche perchè i due nuovi ingressi in line-up sono di tutto rispetto: parliamo di Tony Campos (Ministry, Possessed e Prong) al basso e David Kinkade (Borknagar, Malevolent Creation) dietro le pelli, elemento ideale quest’ultimo per continuare sulla strada intrapresa da Cavalera alla ricerca del sound voluto.
Numerosi pertanto sono i punti di contatto con il recente passato come già descritto, ma di certo Max non si limita a fare la solita copia carta-carbone come ormai ci ha abituato da tempo. Enslaved infatti non manca di quel "groove" che ha sempre caratterizzato il sound dei brasiliani, al tempo stesso non scende nelle tentazioni del ritorno al tribalismo degli esordi.
Un mix ideale quello tra l’hardcore e quel thrash moderno che definirei quasi "post" specie nel riffing di Rizzo, che risente ad influenza dell’ingresso dei nuovi membri che hanno apportato in alcuni casi un’attitudine quasi death; Enslaved si configura così come un album in un certo qual senso oscuro. Non picchia direttamente come Omen ma al tempo stesso sa farsi rispettare nel proprio mix tra crudezza mai fine a sè stessa e la capacità da sempre mostrata da Cavalera di creare brani brevi e concisi, che entrano subito nella testa dell’ascoltatore girando intorno a riff secchi ed essenziali ed una sezione ritmica che fa la sua parte dominante all’interno di un contesto tipicamente "grezzo" e senza aperture di sorte a stronzate melodiche o armonizzazioni fini a sè stesse.
Ne escono così una serie di brani interessantissimi, ad iniziare da World Scum brano scelto come singolo caratterizzato da un incedere nervoso e ritmato specie nel ritornello, passando poi per altri capitoli devastanti quali Gladiator, Legions o Treachery.
Certo non è tutto oro quello che luccica, e qualche capitolo meno ispirato o quantomeno trascurabile si trova, specie quando i brasiliani cercano di discostarsi dal tema portante delle ultime produzioni avventurandosi in brani più complessi ed articolati come nei sette minuti abbondanti di Chains.
Ma certo ad ascoltare questo Enslaved non ci si annoia assolutamente e soprattutto si nota come il sound dei nostri continui verso quella evoluzione/involuzione (nel senso che del ritorno alle origini di Max) senza perdere d’occhio la volontà del cantante/chitarrista di ampliare leggermente le vedute di una musica che, per quanto proposto nel corso della carriera, alla fine rischierebbe di rimanere sempre fine a sè stessa.
Attendevo con ansia di ascoltare il lavoro, e devo dire che le attese sono state ripagate; i Soulfly sono sempre tra noi, chiedere a tanti illustri colleghi se, nel 2012, sono in grado di fare ancora lo stesso.
Track-list:
01. Resistence
02. World Scum
03. Intervention
04. Gladiator
05. Legions
06. American Steel
07. Redemption of Man by God
08. Treachery
09. Plata o Plomo
10. Chains
11. Revengeance
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