MASTODON - "The Hunter"
(Full-lenght, Reprise Records, Settembre 2011)
Voto: 9/10
Genere: Sludge/Progressive
Line-up: Troy Sanders (basso, voce), Brann Dailor (batteria, voce), Brent Hinds (chitarra, voce), Bill Kelliher (chitarra)
Al primo ascolto rimani un pò così, al secondo già lo adori, dal terzo in poi inizi a cogliere, ascolto dopo ascolto, le tante sfaccettature di una musica senza confini.
Non bastano ormai più gli aggettivi per descrivere una band poliedrica e creativa come i Mastodon a parere del sottoscritto il "must" dell’attuale scena "estrema", sull’onda di veri e propri capolavori così come di live-acts ipnotici e semplicemente perfetti nel loro mix tra potenza e capacità compositiva letteralmente disarmanti.
The Hunter rappresenta ormai il quinto parto della band di Atlanta che come al solito non perde l’occasione per compiere l’ennesima svolta stilistica, o meglio procedere nel naturale cammino evolutivo e concettuale tipico di chi non ha paura di osare, ed al tempo stesso ha tutte le carte a propria disposizione per farlo sempre e senza rischiare di steccare.
L’album in questione è ambizioso quanto per certi versi semplice…tanto per iniziare siamo di fronte ad un vero e proprio "concept album", il primo nella decennale carriera della band, il cui titolo (con relativa title-track) vuole ricordare la memoria del fratello di Hinds deceduto durante una battuta di caccia.
Concept a parte, è da un punto di vista prettamente musicale che si nota la maggiore frattura rispetto al passato recente della band.
The Hunter è un album che si pone completamente all’antitesi di quel Leviathan che rappresenta probabilmente il capitolo più duro e crudo del combo americano. L’album alla luce di tutto ciò spiazza decisamente al primo ascolto, e presenta un appeal decisamente più classicheggiante, una sorta di ibrido tra lo stoner più classico, tanto quello desertico dei Kyuss quanto quello più "mainstream" dei Queens of the Stone Age, e un certo flavour prog-psichedelico alla Pink Floyd…il tutto sorprendentemente riletto con il sound tipico della band, per un disco che suona al 100% made in Mastodon.
Pochi sono i punti in contatto anche con il precedente e fortunatissimo Crack the Skye, se vogliamo solo l’opener Black Tongue sembra ereditare le atmosfere dell’album dato alle stampe due anni orsono, un pezzo intricato, oscuro e più complesso rispetto al resto del lotto tanto da far ipotizzare un album diverso (a livello di sonorità) con quello che poi si andrà ad ascoltare.
Ed è proprio la successiva Curl of the Burl che vira decisamente su altri lidi…il brano è diretto, tanto semplice quanto affascinante nel suo refrain e nel suo riffing volutamente retrò.
Se ad un primo ascolto si rimane un pò interdetti, l’album regala le prime soddisfazioni solo dopo averlo assaporato per intero ed essersi soffermati su tutti i brani che rappresentano gli ideali pezzi di un mosaico tanto semplice quanto perfetto.
I poco più di due minuti della frenetica Blasteroid sono un altro colpo ad effetto piazzato dai Mastodon che riabbracciano il proprio appeal progressive con la successiva Stargasm che chiude definitivamente il cerchio iniziale sintetizzando al meglio le atmosfere più "gioviali" del nuovo lavoro con il marchio di fabbrica della band.
Il viaggio all’interno di questo The Hunter prosegue con la particolare Octopus Has No Friends che apre le danze per quella All the Heavy Lifting che ci mostra i nostri in tono leggermente minore rispetto al resto del lotto ma che fa da apripista per la splendida title-track in cui i ritmi si fanno improvvisamente oscuri ed evocativi…una song emozionale degno tributo di Hinds alla memoria del fratello scomparso.
Ma non c’è tempo per fermarsi perchè gli statunitensi piazzano nella seconda parte del lavoro altri colpi ad effetto: il meticcio desert rock di Dry Bone Valley che riporta alla mente il rock ossianico dei Kyuss, ma soprattutto la successiva Thickening brano dotato di cambi di ritmo continui che vengono prontamente "temperati" da un ritornello diretto e conciso che bilancia al meglio il songwriting ricercato con un approccio più "easy".
Il sapore quasi "freak" di Creature Lives introdotto da un minuto di sintetizzatori, la rudezza di Spectrelight ed il finale carico di pathos e malinconia caratterizzato dai cinque minuti di The Sparro chiudono in maniera spettacolare l’ennesimo capolavoro made in Mastodon.
L’ennesimo capitolo di alta classe nella discografia di una band che non fa altro che confermare la propria perfezione, che non ha paura di osare, che continua nel suo viaggio fatto di musica che ci mostra, semmai ce ne fosse bisogno, come ogni genere musicale non si fermi mai nella propria evoluzione, e di come l’essere umano non è poi tanto stupido da non accorgersene…
Track-list:
01. Black Tongue
02. Curl of the Burl
03. Blasteroid
04. Stargasm
05. Octopus Has No Friends
06. All the Heavy Lifting
07. The Hunter
08. Dry Bone Valley
09. Thickening
10. Creature Lives
11. Spectrelight
12. Bedazzled Fingernails
13. The Sparrow
(Full-lenght, Reprise Records, Settembre 2011)
Voto: 9/10
Genere: Sludge/Progressive
Line-up: Troy Sanders (basso, voce), Brann Dailor (batteria, voce), Brent Hinds (chitarra, voce), Bill Kelliher (chitarra)
Al primo ascolto rimani un pò così, al secondo già lo adori, dal terzo in poi inizi a cogliere, ascolto dopo ascolto, le tante sfaccettature di una musica senza confini.
Non bastano ormai più gli aggettivi per descrivere una band poliedrica e creativa come i Mastodon a parere del sottoscritto il "must" dell’attuale scena "estrema", sull’onda di veri e propri capolavori così come di live-acts ipnotici e semplicemente perfetti nel loro mix tra potenza e capacità compositiva letteralmente disarmanti.
The Hunter rappresenta ormai il quinto parto della band di Atlanta che come al solito non perde l’occasione per compiere l’ennesima svolta stilistica, o meglio procedere nel naturale cammino evolutivo e concettuale tipico di chi non ha paura di osare, ed al tempo stesso ha tutte le carte a propria disposizione per farlo sempre e senza rischiare di steccare.
L’album in questione è ambizioso quanto per certi versi semplice…tanto per iniziare siamo di fronte ad un vero e proprio "concept album", il primo nella decennale carriera della band, il cui titolo (con relativa title-track) vuole ricordare la memoria del fratello di Hinds deceduto durante una battuta di caccia.
Concept a parte, è da un punto di vista prettamente musicale che si nota la maggiore frattura rispetto al passato recente della band.
The Hunter è un album che si pone completamente all’antitesi di quel Leviathan che rappresenta probabilmente il capitolo più duro e crudo del combo americano. L’album alla luce di tutto ciò spiazza decisamente al primo ascolto, e presenta un appeal decisamente più classicheggiante, una sorta di ibrido tra lo stoner più classico, tanto quello desertico dei Kyuss quanto quello più "mainstream" dei Queens of the Stone Age, e un certo flavour prog-psichedelico alla Pink Floyd…il tutto sorprendentemente riletto con il sound tipico della band, per un disco che suona al 100% made in Mastodon.
Pochi sono i punti in contatto anche con il precedente e fortunatissimo Crack the Skye, se vogliamo solo l’opener Black Tongue sembra ereditare le atmosfere dell’album dato alle stampe due anni orsono, un pezzo intricato, oscuro e più complesso rispetto al resto del lotto tanto da far ipotizzare un album diverso (a livello di sonorità) con quello che poi si andrà ad ascoltare.
Ed è proprio la successiva Curl of the Burl che vira decisamente su altri lidi…il brano è diretto, tanto semplice quanto affascinante nel suo refrain e nel suo riffing volutamente retrò.
Se ad un primo ascolto si rimane un pò interdetti, l’album regala le prime soddisfazioni solo dopo averlo assaporato per intero ed essersi soffermati su tutti i brani che rappresentano gli ideali pezzi di un mosaico tanto semplice quanto perfetto.
I poco più di due minuti della frenetica Blasteroid sono un altro colpo ad effetto piazzato dai Mastodon che riabbracciano il proprio appeal progressive con la successiva Stargasm che chiude definitivamente il cerchio iniziale sintetizzando al meglio le atmosfere più "gioviali" del nuovo lavoro con il marchio di fabbrica della band.
Il viaggio all’interno di questo The Hunter prosegue con la particolare Octopus Has No Friends che apre le danze per quella All the Heavy Lifting che ci mostra i nostri in tono leggermente minore rispetto al resto del lotto ma che fa da apripista per la splendida title-track in cui i ritmi si fanno improvvisamente oscuri ed evocativi…una song emozionale degno tributo di Hinds alla memoria del fratello scomparso.
Ma non c’è tempo per fermarsi perchè gli statunitensi piazzano nella seconda parte del lavoro altri colpi ad effetto: il meticcio desert rock di Dry Bone Valley che riporta alla mente il rock ossianico dei Kyuss, ma soprattutto la successiva Thickening brano dotato di cambi di ritmo continui che vengono prontamente "temperati" da un ritornello diretto e conciso che bilancia al meglio il songwriting ricercato con un approccio più "easy".
Il sapore quasi "freak" di Creature Lives introdotto da un minuto di sintetizzatori, la rudezza di Spectrelight ed il finale carico di pathos e malinconia caratterizzato dai cinque minuti di The Sparro chiudono in maniera spettacolare l’ennesimo capolavoro made in Mastodon.
L’ennesimo capitolo di alta classe nella discografia di una band che non fa altro che confermare la propria perfezione, che non ha paura di osare, che continua nel suo viaggio fatto di musica che ci mostra, semmai ce ne fosse bisogno, come ogni genere musicale non si fermi mai nella propria evoluzione, e di come l’essere umano non è poi tanto stupido da non accorgersene…
Track-list:
01. Black Tongue
02. Curl of the Burl
03. Blasteroid
04. Stargasm
05. Octopus Has No Friends
06. All the Heavy Lifting
07. The Hunter
08. Dry Bone Valley
09. Thickening
10. Creature Lives
11. Spectrelight
12. Bedazzled Fingernails
13. The Sparrow
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