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LILYUM - "Nothing is Mine"

LILYUM - "Nothing is Mine"
(Full-lenght, Dusktone, Novembre 2011)

Voto: 8/10

Genere: Black Metal

Line-up: Kosmos Reversum (chitarre, basso, batteria), XeS (voce)



Nuovo capitolo per l’interessantissimo progetto Lilyum, band capitanata dal polistrumentista Kosmos Reversum.
Rinsaldando la proficua collaborazione già avviata diversi mesi fa in occasione del primo full dei Byblis (già recensito su queste pagine), il musicista piemontese si avvale della presenza di Xes (Infernal Angels) dietro il microfono, dando così vita all’ennesimo capitolo esaltante nel curriculum di due artisti di assoluto valore nel panorama underground italico.

Nothing is Mine rappresenta l’ennesimo capitolo esaltante di questa collaborazione; un duo che si dimostra ancora una volta capace di rileggere il proprio concetto di black metal distaccandosi da quel suono eccessivamente standardizzato che lascia il tempo che trova.
Partendo da una base musicale affine a quanto proposto dai primi Dark Funeral, i Lilyum sono maestri nel creare atmosfere quanto più variegate possibili, riuscendo in un colpo solo a fondere la freddezza e la potenza del black più classico con un certo gusto per la melodia e quel senso di "putrido" che rappresenta un punto di contatto tra la band piemontese e il precedente Princeps Malis Generis dei già citati Byblis.
Nessun’altro musicista ha prestato la propria opera in questo album, con Xes impegnato dietro al microfono e Kosmos Reversum alle prese con chitarre, basso e drum-machine elemento quest’ultimo di rottura rispetto al precedente lavoro che vedeva invece la presenza di un batterista in "carne". Una decisione che finisce per giovare al lavoro, dando ancor di più quel senso di assoluta freddezza e malsanità che permea i quarantadue minuti di durata di un lavoro che è nero come la pece.
La prestazione dei due artisti è assolutamente perfetta, insieme alla produzione che riesce a rendere al meglio le atmosfere tanto ricercate dalla band.
Le vocals sono incentrate su un growling serratissimo e potente, le chitarre sono affilate e volutamente "svedesi" trascinate da una sezione ritmica meccanica e velocissima.
Altar of Darkness brano immediatamente successivo alla breve intro che prende il nome del lavoro, ne è l’esempio lampante. La velocità di esecuzione rappresenta la caratteristica peculiare di una song in cui il cantato di XeS sembra un disperato lamento dall’oltretomba; le improvvise aperture melodiche di chitarra sono una vera chicca, riuscendo a rimanere al tempo stesso potenti e monolitiche.
Ogni capitolo di questo Nothing is Mine è permeato dalla stessa aura di disperazione senza lasciare nulla al caso, Fides Belialus e Hic Fuit Locus Traitor presentano un appeal leggermente più "melodico" ma senza perdere un minimo quella freddezza e quel distacco che sa più di rifiuto verso un qualsiasi parvore di positività che un normale lavoro di stile. Slave of Hate e The Eternal Embrace of Dark Dream rappresentano invece capitoli più "veloci" e probabilmente più ferali; brani più istintivi insomma ma che di certo non scadono nel calderone più classicamente black che siamo abituati troppo spesso a sentire.
La perla del lavoro è probabilmente rappresentata dalla stupenda Into the Fire brano tanto semplice quanto affascinante, di cui la band ha anche girato un video, giocato su tre accordi e su una distorsione particolare che rende l’atmosfera generale estremamente malsana e sempre attraversata dal growling profondissimo di uno Xes tirato a lucido.
Altro brano degno di menzione è I Am the Black Plague probabilmente il pezzo che presenta maggiori punti di contatto rispetto al precedente progetto Byblis giocato su un riffing e su ritmiche al limite del black ‘n’ roll nel modo in cui ci hanno abituato in passato i Carpathian Forest e nel modo in cui proprio il progetto dei due musicisti ci aveva fatto apprezzare diversi mesi fa.
Nothing is Mine è insomma un album che conferma l’ennesima maturazione di una band che, partita sulla scìa di una sorta di crossover-thrash ha saputo evolversi attraversando il periodo black più intransigente fino ad arrivare alla creatura attuale.
Ennesima conferma di come l’underground italico sia ricco di chicche che vanno solo scoperte e supportate, non per partito preso, ma per reali ed indiscutibili meriti artistici. Per quanto mi riguarda una delle uscite che più ho apprezzato quest’anno.

Track-list:

01. Intro - Nothing is Mine
02. Altar of Darkness
03. Fides Belialus
04. Slave of Hate
05. Hic Fuit Locus Traitor
06. Into the Fire
07. The Eternal Embrace of Dark Dream
08. I Am the Black Plague
09. My Darkened Path

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