LESHAK - "Chertovorot"
(Full-lenght, Stygan Crypt Records, 2009)
Voto: 5,5/10
Genere: folk metal
Line-up: Anna Zagrebaeva (fiati), Redgoat (chitarra), Sergey Frontline (voce), Owl (basso), Venceremos (batteria)
Direttamente ispirati dalla mitologia russa giungono all’esordio i giovanissimi russi Leshak con "Chertovorot" dopo un demo autoprodotto nel 2008.
La musica che la band ci propone altro non rappresenta che l’ideale prosecuzione del concept di base dei russi, ovvero un folk/death metal sulla scia di Finntroll e Thyrfing tanto per capirci, caratterizzata da un sound piuttosto scarno, in cui di fianco alle classiche chitarre death-melodicizzate vicine agli Amorphis degli esordi troviamo il growling serratissimo del singer Frontline e la presenza costante di un flauto che alla fine è quello che crea le atmosfere maggiormente folkish del lavoro in questione.
Flauto che rappresenta l’unica aggiunta alla normale strumentazione death, che se da una parte rende più semplice e meno pomposo il sound, dall’altra quantomeno evita la riproposizione dei soliti clichet del genere.
Aldilà della condivisibile scelta purtroppo la proposta non riesce a presentare grossi picchi d’interesse; troppo simili le strutture e peraltro troppo scontate: i riff corposi delle chitarre di Redgoat infatti alla fine non fanno che seguire la solita melodia creata dallo strumento a fiato riproposta a mò di ritornello per tutti i brani.
Melodie anche carine per carità, ma che alla fine non fanno che rendere pacchiana la proposta.
Dall’opener "Firtree’s Bark" (i titoli sono in cirillico, noi per convenzione li proponiamo in inglese) passando per la successiva "By the Paths of Leshak" fino alla quinta traccia ("Shulikuns Dances") sono praticamente riproposte le solite atmosfere tanto che dopo la seconda-terza traccia la sensazione di già sentito si fa troppo ingombrante.
Ma è con l’ultimo brano vero e proprio (l’ultima song del lotto infatti è solo un’outro) ovvero "Dark Forests are from the Land up to Sky" che i Leshak dimostrano in fin dei conti di avere del talento.
Le atmosfere si fanno più cupe, il brano è più lungo e articolato, le chitarre la fanno da padrona e la componente folk viene parzialmente accantonata per lasciar spazio ad un concetto più simile al gothic-death; insomma il brano stupisce favorevolmente per come strutturato e come arrangiato, a dimostrazione che a questa giovanissima band il talento, malgrado tutto, non manca.
Certo non basta una singola song per quanto ben fatta a salvare completamente il lavoro, ma di certo lascia spiragli importanti per il futuro nella speranza che i russi abbandonino certi clichet e seguano una strada più personale.
Track-list:
01. At Sundown (Intro)
02. Firtree's Bark
03. By The Paths of Leshak
04. Certovorot
05. Shulikuns' Dances
06. Dark Forests Are From the Land Up To Sky...
07. Sunset (Outro)
(Full-lenght, Stygan Crypt Records, 2009)
Voto: 5,5/10
Genere: folk metal
Line-up: Anna Zagrebaeva (fiati), Redgoat (chitarra), Sergey Frontline (voce), Owl (basso), Venceremos (batteria)
Direttamente ispirati dalla mitologia russa giungono all’esordio i giovanissimi russi Leshak con "Chertovorot" dopo un demo autoprodotto nel 2008.
La musica che la band ci propone altro non rappresenta che l’ideale prosecuzione del concept di base dei russi, ovvero un folk/death metal sulla scia di Finntroll e Thyrfing tanto per capirci, caratterizzata da un sound piuttosto scarno, in cui di fianco alle classiche chitarre death-melodicizzate vicine agli Amorphis degli esordi troviamo il growling serratissimo del singer Frontline e la presenza costante di un flauto che alla fine è quello che crea le atmosfere maggiormente folkish del lavoro in questione.
Flauto che rappresenta l’unica aggiunta alla normale strumentazione death, che se da una parte rende più semplice e meno pomposo il sound, dall’altra quantomeno evita la riproposizione dei soliti clichet del genere.
Aldilà della condivisibile scelta purtroppo la proposta non riesce a presentare grossi picchi d’interesse; troppo simili le strutture e peraltro troppo scontate: i riff corposi delle chitarre di Redgoat infatti alla fine non fanno che seguire la solita melodia creata dallo strumento a fiato riproposta a mò di ritornello per tutti i brani.
Melodie anche carine per carità, ma che alla fine non fanno che rendere pacchiana la proposta.
Dall’opener "Firtree’s Bark" (i titoli sono in cirillico, noi per convenzione li proponiamo in inglese) passando per la successiva "By the Paths of Leshak" fino alla quinta traccia ("Shulikuns Dances") sono praticamente riproposte le solite atmosfere tanto che dopo la seconda-terza traccia la sensazione di già sentito si fa troppo ingombrante.
Ma è con l’ultimo brano vero e proprio (l’ultima song del lotto infatti è solo un’outro) ovvero "Dark Forests are from the Land up to Sky" che i Leshak dimostrano in fin dei conti di avere del talento.
Le atmosfere si fanno più cupe, il brano è più lungo e articolato, le chitarre la fanno da padrona e la componente folk viene parzialmente accantonata per lasciar spazio ad un concetto più simile al gothic-death; insomma il brano stupisce favorevolmente per come strutturato e come arrangiato, a dimostrazione che a questa giovanissima band il talento, malgrado tutto, non manca.
Certo non basta una singola song per quanto ben fatta a salvare completamente il lavoro, ma di certo lascia spiragli importanti per il futuro nella speranza che i russi abbandonino certi clichet e seguano una strada più personale.
Track-list:
01. At Sundown (Intro)
02. Firtree's Bark
03. By The Paths of Leshak
04. Certovorot
05. Shulikuns' Dances
06. Dark Forests Are From the Land Up To Sky...
07. Sunset (Outro)
Commenti
Posta un commento