HIRAX - "Immortal Legacy"
(Full-lenght, Steamhammer Records, Febbraio 2014)
Voto: 6,5/10
Genere: Thrash/Speed
Line-up: Katon W.de Pena (voce), Jorge Iacobellis (batteria), Steve Harrison (basso), Lance Harrison (chitarra)
(Full-lenght, Steamhammer Records, Febbraio 2014)
Voto: 6,5/10
Genere: Thrash/Speed
Line-up: Katon W.de Pena (voce), Jorge Iacobellis (batteria), Steve Harrison (basso), Lance Harrison (chitarra)
Nuovo lavoro per i losangelini Hirax band di "culto" nell'ambito della scena thrash metal Bay Area ed autori in passato di un paio di discreti album troppo sottovalutati ma soprattutto soffocati dal blasone di bands del genere ben più celebri.
Curiosa la carriera della band capitanata dal singer di colore Katon De La Pena ad oggi unico membro originario di quel combo ch diede alle stampe i suddetti lavori a cavallo tra 1985 e 1986. Tanta ne è passata d'acqua sotto i ponti da quando quel "Hate, Fear and Power" irrompeva sul mercato sotto Metal Blade Records con otto schegge di pura violenza sonora che in appena sedici minuti complessivi di durata rappresentavano la prima svolta nel genere dando il là a quella che poi sarebbe stata l'evoluzione sonora degli Anthrax e la rampa di lancio per band come Nuclear Assault sulla scorta di un thrash metal grezzo e ferale che pescava a piene mani dalla scena hardcore/punk creando un sound magiormente accomunabile a quello che oggi chiamiamo crossover.
Scioltisi nel 1989 dopo una serie di EP che seguirono l'album appena citato, gli Hirax si sono riformati nel 2000 dando alle stampe due album dignitosi quali "The New Age of Terror" (2004) e "El Rostro de la Muerte" (2009) riunendo al fianco di De La Pena una serie di musicisti che se non altro hanno mantenuto vivo il nome di una band giocoforza rivoluzionata rispetto alla line-up originale.
Il qui presente "Immortal Legacy" si presenta così come il terzo parto della band dopo la reunion. Nulla di nuovo sotto al sole con De La Pena e soci giustamente impegnati nel proseguire il discorso intrapreso con i precedenti lavori che se non altro hanno il merito di porsi in maniera più che dignitosa all'interno di una proposta ormai fuori tempo.
Non siamo ipocriti infatti, e nella valutazione generale del lavoro non si può non resettare direttamente la mente alla "modalità anni '80" e così non possiamo negare come i nostri recitino in maniera estremamente interessata la parte. Tutto è volutamente retro all'interno del lavoro: a partire dalle vocals di De La Pena passando per i chorus fino ad arrivare alla produzione, sporca e grezza come si addice ad un lavoro del genere. Nulla è lasciato insomma al caso e l'album sarà sicuramente pane fresco per i denti dei thrashers più nostalgici.
Certo manca la grinta d'esecuzione dei bei tempi che furono, lo stesso De La Pena per quanto ispirato perde qualcosa in termini di feralità d'espressione, compensando tuttavia la propria prestazione con una maggiore teatralità rispetto al passato permeate da un certo sapore classicamente heavy che rende ancora più l'idea di un interessante revival.
"Black Smoke" ha il compito di aprire le danze e mettere subito in chiaro quello che sarà l'andazzo generale dell'album; siamo in lidi prettamente Bay Area con il singer che si esibisce in uno dei suoi migliori capitoli del lotto. Il pezzo sembra uscito proprio dai bei tempi che furono, ferale, grezzo, e con un retrogusto che sa tanto di Overkill con la stessa voce per certi versi accomunaibile a quella grezza ma allo stesso tempo aggressiva di Bobby Ellsworth, la successiva "Hellion Rising" invece assume un appeal ancor più aggressivo; il brano è un vero inno heavy/thrash sferzato com'è da una ritmica veloce e solida.
Altro capitolo degno di menzione è rappresentato da "Thunder Roar, The Conquest, La Boca de la Bestia - The Mouth of the Beast", brano semplice semplice malgrado il titolo chilometrico, probabilmente più heavy-oriented rispetto al resto del lotto ma a parere del sottoscritto il miglior pezzo dotato di una struttura interesante ed un riffing volutamente roccioso.
Malgrado qualche passaggio a vuoto ("Tied to the Gallows Pole", "Violence of Action") l'album si mantiere su discrete coordinate stilistiche fino a concludere il tutto con la riuscita accoppiata "Atlantis (Journey to Atlantis)"-"The World Will Burn" con la prima che rappresenta un interessante intermezzo composto da un godibile giro di basso e la seconda intrisa di un forte appeal hardcore-ggiante che chiude al meglio un album sicuramente degno di nota per gli amanti di certe sonorità.
Devo ammettere tuttavia di aver dovuto ascoltare a più riprese questo "Immortal Legacy" prima di giungere a determinate conclusioni...questo perchè è sempre difficile valutare con la giusta obiettività lavori di questo tipo; in parole povere gli Hirax pagano la tendenza alla valutazione nell'ambito dell'amore-odio dettato ovviamente dalla proposta decisamente "fuori tempo limite". In sintesi chiunque non sia avvezzo a certe sonorità o chi dalla musica pretende originalità ed evoluzione, si tenga decisamente alla larga dal lavoro.
Track-list:
01. Black Smoke
02. Hellion Rising
03. Victims of the Dead
04. Thunder Roar, the Conquest, La boca de la bestia - The Mouth of the Beast
05. Earthshaker
06. Tied to the Gallows Pole
07. Deceiver
08. Immortal Legacy
09. S.O.W.
10. Violence of Action
11. Atlantis (Journey to Atlantis)
12 The World Will Burn
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