DEVILDRIVER - "Beast"
(Full-lenght, Roadrunner Records, Febbraio 2011)
Voto: 6,5/10
Genere: Groove Metal
Line-up: Dez Fafara (voce), Jeff Kendrick (chitarra, basso), John Boecklin (batteria, chitarra, basso), Jon Miller (basso, chitarra), Mike Spreitzer (chitarra, basso)
Attendevo con ansia il nuovo parto discografico degli statunitensi Devildriver, sia perchè da sempre sono un accanito fan dell’istrionico Dez Fafara e soprattutto di quello che ha fatto in passato con i grandissimi Coal Chamber, sia perchè mi aspettavo una pronta risposta dopo gli ultimi capitoli a mio giudizio non all’altezza delle potenzialità da sempre dimostrate dalla sua nuova creatura.
E se il predecessore aveva in parte eliminato tutte le inflessioni più melodiche del precedente Last Kind Words, il qui presente Beast plasma ancora una volta il sound del combo a stelle e striscie portandosi sempre più in territori groove thrash simil-Lamb of God (con i dovuti e ovvi distinguo…).
Dimenticate pertanto le inflessioni più tipicamente swedish, presenti solo nell’assolo di Hardened l’album suona potente, compatto e deciso, sempre alla ricerca di quel groove accompagnato da un impatto non indifferente.
Missione compiuta? In parte, perchè se l’opener Dead to Rights si rivela un possibile futuro cavallo di battaglia per la band (un pò come fu a suo tempo I Could Care Less), in alcuni casi Dez e soci finiscono per perdersi nel classico bicchiere d’acqua senza riuscire a fare quel salto di qualità che la proposta, musicalmente parlando, potrebbe fare tranquillamente.
E questo soprattutto a causa di brani che alla lunga tendono a perdere quell’appeal più comune al background musicale del vocalist statunitense, e benchè la sezione ritmica picchi all’impazzata ed il chitarrismo sia sempre bello deciso ed abrasivo come si deve ad album del genere, sono le idee che tendono a mancare.
Soprattutto quello che pagano i Devildriver è la scarsa vena compositiva che non riesce a convogliare sempre alla perfezione la giusta dose di aggressività (presente in quantità massiccia per tutta la durata) con quel gusto maggiormente groovy…e quando quest’ultima componente è presente in maniera preponderante purtroppo non è bilanciata alla perfezione con la "cattiveria". Esempio lampante? Talons Out (teeth sharpened), che a furia di ripetere all’impazzata il solito refrain alla lunga perde colpi senza riuscire a fare quel di più rispetto al compito ben eseguito.
Certo la band in ben più di un caso si spinge oltre, riuscendo a mixare la giusta dose delle predette caratteristiche, già detto della title track un altro pezzo interessante è Crowns of Creation posta nella parte finale del lavoro, che rischia di passare inosservata per alcuni brani che la precedono non proprio ispiratissimi.
Non saranno i Devildriver degli esordi certo, e di sicuro lontano anni luce da quella proposta innovativa ai tempi dei Coal Chamber…ciò che importa tuttavia è che questo Beast pur non facendo gridare al miracolo suona bene, e ci ripropone una realtà che comunque sia va avanti con estrema onestà e senza compromessi di sorta, Fafara in questo è una garanzia.
Track-list:
01. Dead to Rights
02. Bring the Fight (to the Floor)
03. Hardened
04. Shitlist
05. Talons Out (Teeth Sharpened)
06. You Make Me Sick
07. Coldblooded
08. Blur
09. The Blame Game
10. Black Soul Choir (16 Horsepower cover)
11. Crowns of Creation
12. Lend Myself to the Night
(Full-lenght, Roadrunner Records, Febbraio 2011)
Voto: 6,5/10
Genere: Groove Metal
Line-up: Dez Fafara (voce), Jeff Kendrick (chitarra, basso), John Boecklin (batteria, chitarra, basso), Jon Miller (basso, chitarra), Mike Spreitzer (chitarra, basso)
Attendevo con ansia il nuovo parto discografico degli statunitensi Devildriver, sia perchè da sempre sono un accanito fan dell’istrionico Dez Fafara e soprattutto di quello che ha fatto in passato con i grandissimi Coal Chamber, sia perchè mi aspettavo una pronta risposta dopo gli ultimi capitoli a mio giudizio non all’altezza delle potenzialità da sempre dimostrate dalla sua nuova creatura.
E se il predecessore aveva in parte eliminato tutte le inflessioni più melodiche del precedente Last Kind Words, il qui presente Beast plasma ancora una volta il sound del combo a stelle e striscie portandosi sempre più in territori groove thrash simil-Lamb of God (con i dovuti e ovvi distinguo…).
Dimenticate pertanto le inflessioni più tipicamente swedish, presenti solo nell’assolo di Hardened l’album suona potente, compatto e deciso, sempre alla ricerca di quel groove accompagnato da un impatto non indifferente.
Missione compiuta? In parte, perchè se l’opener Dead to Rights si rivela un possibile futuro cavallo di battaglia per la band (un pò come fu a suo tempo I Could Care Less), in alcuni casi Dez e soci finiscono per perdersi nel classico bicchiere d’acqua senza riuscire a fare quel salto di qualità che la proposta, musicalmente parlando, potrebbe fare tranquillamente.
E questo soprattutto a causa di brani che alla lunga tendono a perdere quell’appeal più comune al background musicale del vocalist statunitense, e benchè la sezione ritmica picchi all’impazzata ed il chitarrismo sia sempre bello deciso ed abrasivo come si deve ad album del genere, sono le idee che tendono a mancare.
Soprattutto quello che pagano i Devildriver è la scarsa vena compositiva che non riesce a convogliare sempre alla perfezione la giusta dose di aggressività (presente in quantità massiccia per tutta la durata) con quel gusto maggiormente groovy…e quando quest’ultima componente è presente in maniera preponderante purtroppo non è bilanciata alla perfezione con la "cattiveria". Esempio lampante? Talons Out (teeth sharpened), che a furia di ripetere all’impazzata il solito refrain alla lunga perde colpi senza riuscire a fare quel di più rispetto al compito ben eseguito.
Certo la band in ben più di un caso si spinge oltre, riuscendo a mixare la giusta dose delle predette caratteristiche, già detto della title track un altro pezzo interessante è Crowns of Creation posta nella parte finale del lavoro, che rischia di passare inosservata per alcuni brani che la precedono non proprio ispiratissimi.
Non saranno i Devildriver degli esordi certo, e di sicuro lontano anni luce da quella proposta innovativa ai tempi dei Coal Chamber…ciò che importa tuttavia è che questo Beast pur non facendo gridare al miracolo suona bene, e ci ripropone una realtà che comunque sia va avanti con estrema onestà e senza compromessi di sorta, Fafara in questo è una garanzia.
Track-list:
01. Dead to Rights
02. Bring the Fight (to the Floor)
03. Hardened
04. Shitlist
05. Talons Out (Teeth Sharpened)
06. You Make Me Sick
07. Coldblooded
08. Blur
09. The Blame Game
10. Black Soul Choir (16 Horsepower cover)
11. Crowns of Creation
12. Lend Myself to the Night
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