CHIMAIRA - "The Age of Hell"
(Full-lenght, E1 Entertainment, Agosto 2011)
Voto: 6,5/10
Genere: Groove/Metalcore
Line-up: Mark Hunter (voce, tastiere), Rob Arnold (chitarra, basso), Matt DeVries (chitarra), Austin D'Amond (batteria)
Un full ogni due anni e prosegue la tradizione della band di Cleveland qui alle prese con il sesto lavoro in studio malgrado notizie non proprio confortanti postume alla pubblicazione del precedente e controverso The Infection.
Tanti sono stati i dubbi che hanno portato i Chimaira ad un passo dallo scioglimento prima, alla ricostituzione di una nuova line-up poi che oggi si avvale di tre nuovi membri con Emil Werstler (basso) e Sean Zatorsky (tastiere) provenienti dai grandissimi Dååth cui va ad aggiungersi Austin D’Amond dietro le pelli.
Periodo travagliato che non poteva non ripercuotersi sulla musica proposta dal combo statunitense, non prettamente da un punto di vista qualitativo ma quanto più sotto il profilo del genere.
Superata la fase, a giudizio del sottoscritto la migliore della carriera, in cui svariate erano le influenze di una band che non aveva paura di unire un certo appeal "prog" al proprio metalcore di base, i Chimaira tornano quasi al sound più primitivo degli esordi, puntando su una serie di brani rocciosi e grooveggianti, in cui grande spazio è lasciato ad una sezione ritmica a tratti devastante.
Non necessariamente un male, ma se il songwriting era da sempre stato il punto di forza dei nostri, questo The Age of Hell finisce per perdersi nei binari di una scontatezza piuttosto evidente che non permette a tante discrete song di fare il salto di qualità sperato.
L’album suona roccioso, compatto e potente, la produzione è pulita, perfetta, ma sono le songs a mancare dello spunto giusto.
La title-track che apre il lavoro ne è l’esempio lampante, una scarica di adrenalina in piena faccia che tende tuttavia a perdersi in soluzioni troppo scontate e pienamente in linea con l’infinita serie di bands concorrenti.
Losing my Mind e Born in Blood non fanno altro che confermare le impressioni destate dai primi minuti di un album che rispetto al passato, e soprattutto considerato l’ingresso di due membri dei Dååth in formazione, non si avventura più di tanto oltre il compitino ben svolto e soprattutto a ricreare quelle ritmiche intricate tanto care a musicisti di questo calibro.
E’ solo con la grooveggiante Losing my Mind e con Samsara (questa si, decisamente più intricata) posta alla fine dell’album che i Chimaira guadagnano la pagnotta.
Di certo mi aspettavo qualcosina in più da una band che a cavallo tra 2005 e 2007 aveva prodotto album di livello eccelso. Sarà stata la travagliata gestazione del lavoro, sarà stata la volontà di voltare pagina rispetto all’ultimo corso, fatto sta che The Age of Hell scivola via così, si lascia ascoltare ma di certo non esalta.
Track-list:
01. The Age of Hell
02. Clockwork
03. Losing My Mind
04. Time is Running Out
05. Year of the Snake
06. Beyond the Grave
07. Born in Blood
08. Stoma
09. Powerless
10. Trigger Finger
11. Scapegoat
12. Samsara
(Full-lenght, E1 Entertainment, Agosto 2011)
Voto: 6,5/10
Genere: Groove/Metalcore
Line-up: Mark Hunter (voce, tastiere), Rob Arnold (chitarra, basso), Matt DeVries (chitarra), Austin D'Amond (batteria)
Un full ogni due anni e prosegue la tradizione della band di Cleveland qui alle prese con il sesto lavoro in studio malgrado notizie non proprio confortanti postume alla pubblicazione del precedente e controverso The Infection.
Tanti sono stati i dubbi che hanno portato i Chimaira ad un passo dallo scioglimento prima, alla ricostituzione di una nuova line-up poi che oggi si avvale di tre nuovi membri con Emil Werstler (basso) e Sean Zatorsky (tastiere) provenienti dai grandissimi Dååth cui va ad aggiungersi Austin D’Amond dietro le pelli.
Periodo travagliato che non poteva non ripercuotersi sulla musica proposta dal combo statunitense, non prettamente da un punto di vista qualitativo ma quanto più sotto il profilo del genere.
Superata la fase, a giudizio del sottoscritto la migliore della carriera, in cui svariate erano le influenze di una band che non aveva paura di unire un certo appeal "prog" al proprio metalcore di base, i Chimaira tornano quasi al sound più primitivo degli esordi, puntando su una serie di brani rocciosi e grooveggianti, in cui grande spazio è lasciato ad una sezione ritmica a tratti devastante.
Non necessariamente un male, ma se il songwriting era da sempre stato il punto di forza dei nostri, questo The Age of Hell finisce per perdersi nei binari di una scontatezza piuttosto evidente che non permette a tante discrete song di fare il salto di qualità sperato.
L’album suona roccioso, compatto e potente, la produzione è pulita, perfetta, ma sono le songs a mancare dello spunto giusto.
La title-track che apre il lavoro ne è l’esempio lampante, una scarica di adrenalina in piena faccia che tende tuttavia a perdersi in soluzioni troppo scontate e pienamente in linea con l’infinita serie di bands concorrenti.
Losing my Mind e Born in Blood non fanno altro che confermare le impressioni destate dai primi minuti di un album che rispetto al passato, e soprattutto considerato l’ingresso di due membri dei Dååth in formazione, non si avventura più di tanto oltre il compitino ben svolto e soprattutto a ricreare quelle ritmiche intricate tanto care a musicisti di questo calibro.
E’ solo con la grooveggiante Losing my Mind e con Samsara (questa si, decisamente più intricata) posta alla fine dell’album che i Chimaira guadagnano la pagnotta.
Di certo mi aspettavo qualcosina in più da una band che a cavallo tra 2005 e 2007 aveva prodotto album di livello eccelso. Sarà stata la travagliata gestazione del lavoro, sarà stata la volontà di voltare pagina rispetto all’ultimo corso, fatto sta che The Age of Hell scivola via così, si lascia ascoltare ma di certo non esalta.
Track-list:
01. The Age of Hell
02. Clockwork
03. Losing My Mind
04. Time is Running Out
05. Year of the Snake
06. Beyond the Grave
07. Born in Blood
08. Stoma
09. Powerless
10. Trigger Finger
11. Scapegoat
12. Samsara
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