Passa ai contenuti principali

ANFEL - "The Heart of the Black Queen"

ANFEL - "The Heart of the Black Queen"
(Full-lenght, Visionaire Records, Marzo 2013)

Voto: 5/10

Genere: Gothic/Dark

Line-up: Denis Lobotorov (voce, basso), Elvira Alchemida (chitarra), Mikhail Lebedev (chitarra)



Arrivano da ‘Tver, Russia centrale, questi Anfel semisconosciuta band attiva da quattro anni e con già quattro full-lenght alle spalle tutti editi dalla Magna Opera Studio loro attuale etichetta discografica.
Autori di un gothic/dark/doom interamente strumentale, i nostri ci propongono per l’occasione oltre un’ora di musica che definire piatta e noiosa è, onestamente, il minimo possibile.

Nacondendosi dietro una certa aura di "ricercatezza" infatti (almeno sembra quello che vuole farci intendere il duo russo) si nasconde una proposta musicale che sarebbe semplicemente perfetta come colonna di qualsiasi b-movie horror che si rispetti. Pescando infatti a piene mani da influenze che navigano nel gothic più classico di Tristania e compagnia varia, gli Anfel aggiungono al loro sound una certa componente dark decisamente maldestra e manieristica, conferita soprattutto dall’utilizzo di una base di tastiere e synth dal retrogusto di Goblin-iana memoria (con tutto il rispetto per i Goblin sia chiaro).
Il risultato? Un maldestro tentativo di tirar fuori un qualcosa di atmosferico e darkeggiante, di unire il classico sound goticheggiante con elementi più darkettoni alla Elend, con la differenza che mentre la citata band francese ha, indiscutibilmente, talento lo stesso non si può dire per i russi.
Già dall’opener Rider of Pain si capisce in cosa si andrà a parare; certo che in questo caso stiamo parlando di una intro, pertanto il sound messo in evidenza e guidato da un synth scontato e ripetitivo che scavalca le chitarre ci poteva anche stare in questo contesto, ma purtroppo gli stessi difetti del pezzo in questione vengono estesi praticamente anche al resto delle tracce e sinceramente in un lavoro che supera l’ora di durata non può che rappresentare un elemento decisivo nella valutazione globale del lavoro.
Per il resto i richiami ai primi Tristania sono evidenti (Pale Shadows of Hope) alternati a momenti maggiormente eterei (Moment of Eternity, Night as a Poison Kiss) ma è senza ombra di dubbio la noia a farla da padrone.
Non ho avuto modo di approndire le mie indagini sulla band ascoltando qualcosa di precedene al qui presente lavoro, ma sinceramente dovendo valutare l’opera e non il merito in generale di una band al sottoscritto sconosciuta, non posso che segnalare in maniera impietosa la mancanza di idee e di soluzioni degne di nota all’interno di questo The Heart of the Black Queen.

Track-list:

01. Rider of Pain
02. Tears of Dirty Rain
03. Pale Shadows of Hope
04. Lines of Human Hopes
05. Moment of Eternity
06. In Captivity of thei Own Illusions
07. The Heart of the Black Queen
08. The Veil of a Vicious Night
09. Pain in your Eyes
10. Night as a Poison Kiss
11. Tragedy for Two
12. Empty Glasses of Souls

Commenti

Post popolari in questo blog

PANDEMONIUM CARNIVAL "Pandemonium Carnival II" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) I Pandemonium Carnival hanno deciso di riportare in auge un genere musicale in stile anni '80/'90 che si rifà al classico Punk Rock "Horror" sulla scia dei Misfits, per citarne una . Non vanno troppo per il sottile e neanche si preoccupano di essere "copioni", perchè grazie al loro modo di proporre musica sciorinano una speciale formula diretta e sagace.  Tutto questo è riconducibile al loro nuovo album chiamato semplicemente "Pandemonium Carnival II". Un punk rock robusto, creativo e snello che scivola via come l'olio, dove sono presenti passi fondamentali, che determinano quei gradi di originalità sufficienti a non farli accostare troppo a figure già note sulla scena. In questo ascolto è presente una certa “carnalità” di fondo che passa con fare solido e deciso sopra una tracklist ben studiata, sempre propensa nel conferire piacevoli scossoni.  "Pandemonium Carnival II", è un disco caparbio, ch...

Intervista a LUCIO MANCA

Lucio Manca è uno splendido bassista e polistrumentista italiano che sta per tornare sul mercato con un nuovo album intitolato "Camaleontico". Abbiamo quindi deciso di intervistarlo per saperne di più su di lui, sulla sua musica e altre cose interessanti. A lui la parola. Buona lettura! 1 - Ciao e benvenuto! Cominciamo parlando in generale di "Camaleontico". Ciao ragazzi di THE SOUND OF PERSEVERANCE, grazie per lo spazio! "Camaleontico" è il mio quarto solo album che uscirà il 25 gennaio 2025. La mia musica si sposa con l’eccentricità e la vivacità che hanno sempre contraddistinto i Liquid Tension, Polyphia e Blotted Science; nell'album ci sono decisi richiami al progressive metal degli anni '80, virtuosismi e un’irriverente attitudine rock. Per la realizzazione mi sono avvalso della collaborazione di grandi musicisti e cari amici: Sergey Boykov alle tastiere, Gabriele D'Amico alla batteria, Eros Melis come guest negli assoli di chitarra. L...

VIOLENTOR "Burn in Metal" (Recensione)

Full-length, Folter Records (2024) Sesto album per questa truce realtà toscana. Ci sarebbero diversi discorsi da fare su attitudine, metal, brutalità, coerenza...Ma basta mettere nel lettore questo "Burn In Metal" per capire che è tutto qui dentro e che tanti discorsi potrebbero non essere fatti per chi familiarizza con l'old school, il metal estremo e tante altre cose che hanno reso il metal come un genere rivoluzionario tanti anni fa, e che oggi purtroppo viene snaturato della sua essenza più pericolosa grazie ad una omologazione sempre più accentuata e che tende verso una forma di metal profumata e politicamente troppo corretta. In questo album tutto questo viene distrutto. La rabbia della band si esprime in episodi primordiali e ricchi di blasfemia. Il Power-trio in questione suona come un mix tra il proto thrash, lo speed metal e vaghi retaggi punk-hardcore. Inutile qui citare Venom, Motorhead, Gehennah e altri, perchè se avete capito cosa ho scritto finora, non vi d...