Passa ai contenuti principali

AA.VV. - "A Tribute to Kill em All"

AA.VV. - "A Tribute to Kill 'em All"
(Full-lenght, Metal Hammer, 2013)

Voto: 6,5/10

Genere: vari

Artisti: Anthrax, Black Tide, Burden of Grief, Cannibal Corpse, Dew-Scented, Dust Bolt, Eiseregen, Motorhead, Primal Fear, Rage, The Vision Bleak


1983-2013, giusto trent’anni. A leggere i numeri sembrano attimi cronologicamente non così lontani, una data che per la mia (nostra) generazione configura ancora una certa parvenza di giovinezza e spensieratezza che, ahinoi, inizia a svanire…è facendo il conto alla rovescia e contestualizzando il tutto alla realtà musicale ed a tutto quello che è successo che nel corso degli anni, in tutte le influenze passate, ripassate e convogliate all’interno della nostra musica preferita che ci si rende conto come, da quella data, siano trascorsi i fatidici 30 anni!!!

Ed è proprio al 1983 che l’edizione tedesca di Metal Hammer ci fa risalire, per la precisione a quel lontano 25 luglio in cui sugli scaffali usciva un album destinato a dare la svolta decisiva ad un genere, l’heavy metal, che in quegli anni iniziava a prendere piede: stiamo parlando dell’iper-celebrato Kill ‘Em All, dato alle stampe da un gruppo di ragazzini incazzati che, mettondo da parte moto, paillets e orpelli vari tipici del movimento rock dell’epoca, iniziavano con una sfrontatezza ed un carico di riff a parlarci di vita di strada e proporre un approccio "nuovo", destinato ad eclissare anche il movimento punk di fine anni ’70 del quale ne accoglieva in un certo qual senso le tematiche e soprattutto lo spirito.
Nell’occasione del trentennale così la celebre rivista metal non si è lasciata sfuggire l’occasione di tirar fuori il solito album tributo con nomi celebri e meno celebri, protagonisti nel riproporre track-by-track per intero quel fortunatissimo lavoro.
Ovviamente viene da sè come il lavoro sia nel suo intero piuttosto inutile, e sinceramente il tributo non riesce a far trovare neppure particolari spunti di interesse malgrado i nomi coinvolti, per pezzi che vengono quasi tutti riletti in maniera piuttosto aderente all’originale senza eccellere l’uno sull’altro tranne qualche eccezione, ma andiamo ad analizzarli nel dettaglio.
Hit the Lights ci viene qui riproposta dai Black Tide, band floridiana dedita ad un heavy metal classico e roccioso tipicamente americano, e per l’occasione viene riprodotta in maniera piuttosto fedele all’originale senza aggiungerci praticamente nulla di nuovo.
A seguire è la volta degli ottimi Burden of Grief band teutonica cui spetta l’onore (e l’onere) di interpretare The Four Horsemen il vero manifesto sonoro del primo corso dei Cavalieri di Frisco; per quanto personalmente abbia avuto modo di apprezzare i tedeschi per i loro lavori in studio, in questo caso anche loro si accontentano del "compitino" rendendo un pò più rocciosi i riff ed aggiungendoci lo screaming classico dei nostri per un pezzo piacevole ma che, oggettivamente, si suona praticamente da solo…
Motorbreath invece è riproposta dai power-gods per eccellenza Rage e qui inserita in versione live. Ovviamente cambiano le vocals (e non poteva essere altrimenti) col buon "Peavy" abile nel seguire i ritmi di un pezzo non propriamente adatto alle proprie particolarità canore.
E dopo Jump in the Fire anche in questo caso riprodotta troppo semplicisticamente in carta carbone dai Dust Bolt (e non poteva essere altrimenti visto lo stile musicale della thrash band tedesca) eccoci arrivare ai due episodi più riusciti del lavoro, non a caso ad opera delle bands sicuramente più attese dell’intero lavoro: stiamo parlando della strumentale (Anesthesia) Pulling Teeth) riproposta in chiave "inquietante" dall’interessantissima accoppiata Eiseregen/The Vision Bleak e di Whiplash qui riproposta dai sempreverdi Motorhead talmente dentro la concettualità e le ritmiche del brano tanto che un pezzo così celebre e famoso sembra di primo acchitto uscito proprio dalla penna di Kilmister e soci.
Il finale è quello che prometteva scintille: gli Anthrax al solito ottimi nella loro riproposizione di Phantom Lord, i Cannibal Corpse anche loro piuttosto ordinari nel riproporre No Remorse ed i Primal Fear in versione cazzona a riproporre Seek & Destroy come farebbe una cover band qualsiasi (forse riuscirebbe a fare anche meglio tralaltro).
Il finale è affidato all’assalto frontale dei Dew-Scented con Metal Militia anche qui riproposta in maniera piuttosto ordinaria.
Insomma, A Tribute to Kill ‘Em All rappresenta (come ogni tribute album) un lavoro che lascia tutto sommato il tempo che trova, che non aggiunge nulla di nuovo in particolar modo per l’attitudine di gran parte dei pezzi destinati più ad "omaggiare" che a "sperimentare". Era anche ovvio aspettarsi questo orientamento vista la ricorrenza che tende a festeggiare e visto e considerato che, tutto sommato, la sua uscita è stata sponsorizzata da una rivista e come tale il lavoro stesso mira a soddisfare il più alto numero di fans della storica band americana.
Vale la pena giusto dargli un’ascoltata ma ovviamente già sentirlo la seconda volta appare decisamente più arduo…

Track-list:

01. Hit the Lights – Black Tide
02. The Four Horsemen – Burden of Grief
03. Motorbreath (live) – Rage
04. Jump in the Fire – Dust Bolt
05. (Anesthesia) Pulling Teeth – Eisegeren/The Vision Bleak
06. Whiplash – Motorhead
07. Phantom Lord – Anthrax
08. No Remorse – Cannibal Corpse
09. Seek & Destroy – Primal Fear
10. Metal Militia – Dew-Scented



Commenti

Post popolari in questo blog

PANDEMONIUM CARNIVAL "Pandemonium Carnival II" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) I Pandemonium Carnival hanno deciso di riportare in auge un genere musicale in stile anni '80/'90 che si rifà al classico Punk Rock "Horror" sulla scia dei Misfits, per citarne una . Non vanno troppo per il sottile e neanche si preoccupano di essere "copioni", perchè grazie al loro modo di proporre musica sciorinano una speciale formula diretta e sagace.  Tutto questo è riconducibile al loro nuovo album chiamato semplicemente "Pandemonium Carnival II". Un punk rock robusto, creativo e snello che scivola via come l'olio, dove sono presenti passi fondamentali, che determinano quei gradi di originalità sufficienti a non farli accostare troppo a figure già note sulla scena. In questo ascolto è presente una certa “carnalità” di fondo che passa con fare solido e deciso sopra una tracklist ben studiata, sempre propensa nel conferire piacevoli scossoni.  "Pandemonium Carnival II", è un disco caparbio, ch...

Intervista a LUCIO MANCA

Lucio Manca è uno splendido bassista e polistrumentista italiano che sta per tornare sul mercato con un nuovo album intitolato "Camaleontico". Abbiamo quindi deciso di intervistarlo per saperne di più su di lui, sulla sua musica e altre cose interessanti. A lui la parola. Buona lettura! 1 - Ciao e benvenuto! Cominciamo parlando in generale di "Camaleontico". Ciao ragazzi di THE SOUND OF PERSEVERANCE, grazie per lo spazio! "Camaleontico" è il mio quarto solo album che uscirà il 25 gennaio 2025. La mia musica si sposa con l’eccentricità e la vivacità che hanno sempre contraddistinto i Liquid Tension, Polyphia e Blotted Science; nell'album ci sono decisi richiami al progressive metal degli anni '80, virtuosismi e un’irriverente attitudine rock. Per la realizzazione mi sono avvalso della collaborazione di grandi musicisti e cari amici: Sergey Boykov alle tastiere, Gabriele D'Amico alla batteria, Eros Melis come guest negli assoli di chitarra. L...

VIOLENTOR "Burn in Metal" (Recensione)

Full-length, Folter Records (2024) Sesto album per questa truce realtà toscana. Ci sarebbero diversi discorsi da fare su attitudine, metal, brutalità, coerenza...Ma basta mettere nel lettore questo "Burn In Metal" per capire che è tutto qui dentro e che tanti discorsi potrebbero non essere fatti per chi familiarizza con l'old school, il metal estremo e tante altre cose che hanno reso il metal come un genere rivoluzionario tanti anni fa, e che oggi purtroppo viene snaturato della sua essenza più pericolosa grazie ad una omologazione sempre più accentuata e che tende verso una forma di metal profumata e politicamente troppo corretta. In questo album tutto questo viene distrutto. La rabbia della band si esprime in episodi primordiali e ricchi di blasfemia. Il Power-trio in questione suona come un mix tra il proto thrash, lo speed metal e vaghi retaggi punk-hardcore. Inutile qui citare Venom, Motorhead, Gehennah e altri, perchè se avete capito cosa ho scritto finora, non vi d...