VOIVOD - "Target Earth"
(Full-lenght, Century Media, Gennaio 2013)
Voto: 7,5/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Blacky (basso), Away (batteria), Snake (voce), Chewy (chitarra)
C’era un’attesa spasmodica verso la pubblicazione di questo Target Earth,
tredicesimo capitolo nella storia della storica band canadese. Attesa
ed anche e soprattutto "paura" dal momento che l’album in questione si
presentava come il primo, dal 1982 anno del primo lavoro della band,
senza alcuna partecipazione nella stesura dei brani dello storico
chitarrista tragicamente scomparso nel 2005 ma omaggiato
dagli ex compagni negli album successivi in cui gran parte del
materiale era stato precedentemente scritto dallo stesso, uno dei
chitarristi e compositori più geniali che la musica metal tutta ricordi.
Assoldato Daniel Mongrain aka Chewy (ex Cryptopsy) alla chitarra (aveva già suonato nell’antipasto Warriors of Ice album live pubblicato per presentare il nuovo chitarrista al pubblico e rompere il ghiaccio rispetto ai Voivod del passato), e recuperato nientemeno che il buon Blacky al basso (mancava dal 1991!!!) la band del Quebec si è coraggiosamente rimessa in pista, ha finalmente tagliato i ponti con il pesante passato, e si è riuscita in un colpo solo a scrollare di dosso una certa sudditanza (inevitabile) verso un chitarrista così importante che tanto ha significato nello sviluppo e soprattutto nell’evoluzione di una delle bands più cervellotiche, raffinate e innovative della scena.
A pensare che i Voivod si davano per finiti anni addietro, che nel 2006 si pensasse seriamente al canto del cigno veniva quasi da ridere nel sentire come i nostri, dopo lo smarrimento iniziale dovuto soprattutto alla perdita di un vero e proprio fratello prima ancora che musicista, tirassero fuori album con una certa regolarità. Di certo mancava l’ultimo "gradino" per certi versi doveroso ma soprattutto necessario: porre una linea di mezzo tra i Voivod che furono e quelli attuali senza dimenticare tuttavia di guardare al passato (Blacky docet); bene, missione compiuta!
Target Earth non sarà certo un capolavoro, non sarà certo quell’album che verrà ricordato (se non per essere il primo del "nuovo corso") ma tutti i dubbi e le paure, per carità legittime, dei fans dei canadesi vengono qui perfettamente fugate.
Da un punto di vista stilistico l’album si discosta leggermente dalla strada intrapresa con gli ultimi lavori, per spostarsi più al periodo Nothingface/Angel Rat ma non poteva essere altrimenti vista l’influenza riportata da Blacky che riprende inevitabilmente il discorso lasciato in sospeso ormai 20 anni fa…tutto naturale insomma, fermo restando che di certo i Voivod non si limitano a tornare indietro senza necessariamente guardare al presente ma soprattutto al futuro…se c’è stata una band che in questo non ha MAI deluso, questi sicuramente sono stati loro!
Ne viene così fuori un album al solito interessante, in cui i giri di basso di Blacky tornano a farsi sentire come in passato riportando in auge quella vena tipicamente "progressive" da sempre marchio di fabbrica dei thrashers canadesi.
Ed è proprio lo stesso bassista ad aprire i giochi con la title-track che introduce il lavoro e parte da un suo giro di basso che apre le danze per un brano in cui Mongrain non fatica a mettere subito in luce le proprie doti di chitarrista virtuoso e preciso, quasi un manifesto di presentazione.
La successiva Kluskap O’Kom è invece più diretta e selvaggia, sicuramente più semplice rispetto al resto del lotto; i Voivod sono pur sempre una band thrash metal e lo dimostrano con un riff semplice e ritmiche da headbanging destinate a spopolare on-stage.
Ma quando parliamo di Voivod non possiamo ovviamente tralasciare l’aspetto più raffinato ed avanguardistico di una musica che pesca a piene mani dal prog e che non ha certo paura di sconfinare in territori particolari, anche perchè l’appeal rimane sempre immutato; Mechanical Mind ne è la pura dimostrazione: un brano caratterizzato da un riffing semplice, volutamente distaccato, ripetitivo ai limiti dell’ossessione; un aspetto "robotico" degno del titolo stesso per un pezzo che si può annoverare tranquillamente tra i migliori dell’ultimo corso della band.
Il tributo al passato è poi omaggiato con brani come Kaleidos o Artefact tipicamente Voivod-iani al 100% che ci mettono in mostra la solita band che siamo abituati a conoscere, facendoci tirare un sospiro di sollievo sul presente ma, soprattutto, sul futuro. Lunga vita ai Voivod, sempre!!!
Track-list:
01. Target Earth
02. Kluskap O’Kom
03. Empathy for the Enemy
04. Mechanical Mind
05. Warchaic
06. Resistance
07. Kaleidos
08. Corps Etranger
09. Artefact
10. Defiance
(Full-lenght, Century Media, Gennaio 2013)
Voto: 7,5/10
Genere: Thrash Metal
Line-up: Blacky (basso), Away (batteria), Snake (voce), Chewy (chitarra)
Assoldato Daniel Mongrain aka Chewy (ex Cryptopsy) alla chitarra (aveva già suonato nell’antipasto Warriors of Ice album live pubblicato per presentare il nuovo chitarrista al pubblico e rompere il ghiaccio rispetto ai Voivod del passato), e recuperato nientemeno che il buon Blacky al basso (mancava dal 1991!!!) la band del Quebec si è coraggiosamente rimessa in pista, ha finalmente tagliato i ponti con il pesante passato, e si è riuscita in un colpo solo a scrollare di dosso una certa sudditanza (inevitabile) verso un chitarrista così importante che tanto ha significato nello sviluppo e soprattutto nell’evoluzione di una delle bands più cervellotiche, raffinate e innovative della scena.
A pensare che i Voivod si davano per finiti anni addietro, che nel 2006 si pensasse seriamente al canto del cigno veniva quasi da ridere nel sentire come i nostri, dopo lo smarrimento iniziale dovuto soprattutto alla perdita di un vero e proprio fratello prima ancora che musicista, tirassero fuori album con una certa regolarità. Di certo mancava l’ultimo "gradino" per certi versi doveroso ma soprattutto necessario: porre una linea di mezzo tra i Voivod che furono e quelli attuali senza dimenticare tuttavia di guardare al passato (Blacky docet); bene, missione compiuta!
Target Earth non sarà certo un capolavoro, non sarà certo quell’album che verrà ricordato (se non per essere il primo del "nuovo corso") ma tutti i dubbi e le paure, per carità legittime, dei fans dei canadesi vengono qui perfettamente fugate.
Da un punto di vista stilistico l’album si discosta leggermente dalla strada intrapresa con gli ultimi lavori, per spostarsi più al periodo Nothingface/Angel Rat ma non poteva essere altrimenti vista l’influenza riportata da Blacky che riprende inevitabilmente il discorso lasciato in sospeso ormai 20 anni fa…tutto naturale insomma, fermo restando che di certo i Voivod non si limitano a tornare indietro senza necessariamente guardare al presente ma soprattutto al futuro…se c’è stata una band che in questo non ha MAI deluso, questi sicuramente sono stati loro!
Ne viene così fuori un album al solito interessante, in cui i giri di basso di Blacky tornano a farsi sentire come in passato riportando in auge quella vena tipicamente "progressive" da sempre marchio di fabbrica dei thrashers canadesi.
Ed è proprio lo stesso bassista ad aprire i giochi con la title-track che introduce il lavoro e parte da un suo giro di basso che apre le danze per un brano in cui Mongrain non fatica a mettere subito in luce le proprie doti di chitarrista virtuoso e preciso, quasi un manifesto di presentazione.
La successiva Kluskap O’Kom è invece più diretta e selvaggia, sicuramente più semplice rispetto al resto del lotto; i Voivod sono pur sempre una band thrash metal e lo dimostrano con un riff semplice e ritmiche da headbanging destinate a spopolare on-stage.
Ma quando parliamo di Voivod non possiamo ovviamente tralasciare l’aspetto più raffinato ed avanguardistico di una musica che pesca a piene mani dal prog e che non ha certo paura di sconfinare in territori particolari, anche perchè l’appeal rimane sempre immutato; Mechanical Mind ne è la pura dimostrazione: un brano caratterizzato da un riffing semplice, volutamente distaccato, ripetitivo ai limiti dell’ossessione; un aspetto "robotico" degno del titolo stesso per un pezzo che si può annoverare tranquillamente tra i migliori dell’ultimo corso della band.
Il tributo al passato è poi omaggiato con brani come Kaleidos o Artefact tipicamente Voivod-iani al 100% che ci mettono in mostra la solita band che siamo abituati a conoscere, facendoci tirare un sospiro di sollievo sul presente ma, soprattutto, sul futuro. Lunga vita ai Voivod, sempre!!!
Track-list:
01. Target Earth
02. Kluskap O’Kom
03. Empathy for the Enemy
04. Mechanical Mind
05. Warchaic
06. Resistance
07. Kaleidos
08. Corps Etranger
09. Artefact
10. Defiance
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